suicidio

“Elegia per Nathi”, eppure morire rimane contagioso

Spesso le morti per suicidio sono avvolte dal silenzio, da un senso quasi di vergogna davanti al rifiuto di vivere. E così chi resta comincia a parlare di stanchezza, “era stanco di vivere” si usa dire. Questo testo è un atto di ribellione di fronte a tali, superflue quanto dannose, delicatezze. Bisogna dire la verità, dire “suicida al posto di stanco” e imparare a leggere i segnali della depressione più cupa, così suggeriscono i versi di Xabiso Vili. Per salvare noi stessi, i nostri cari e tutti i Nathi del mondo, amici fraterni che non vorremmo mai dover perdere così.

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Luce, “Stanotte, sono il telescopio James Webb”

Questa poesia inedita che Xabiso Vili ha composto per “Parole in folle” è una gemma. Come una pietra preziosa splende a illuminare il buio; il buio dell’universo che il telescopio James Webb – il più grande mai lanciato nello spazio – scandaglia con i suoi raggi infrarossi. Così, come il telescopio intercetta informazioni sulle origini delle stelle e delle galassie, il nostro autore spalanca le braccia e i ricordi tornano a fargli visita dal passato, trasportandolo in una dimensione in cui ogni cosa non ha inizio e non ha fine, in una luce che è vita pulsante.

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“Dimenticarci come morire”, una lotta contro la resa

In una laicissima omelia, l’autore accoglie i convenuti a un funerale – l’ennesimo. I suicidi si susseguono uno dopo l’altro ogni volta con una modalità diversa: cappi, pallottole, cuscini, tagli… Allora, dice questo immaginario officiante, siamo qui riuniti per dimenticarci come si può morire. E per trovare in noi un moto di ribellione che ci faccia dire “Sono pronto a lottare, portate il vostro dio e la vostra morte. Se perdo, non osate seppellirmi. Perché il mio spirito è incazzato e sarà il prossimo a combattere”.

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“Finalmente in pace”, l’ultima pallottola per volare in alto nel cielo

Reem Yasir, poetessa sudanese, apre questo componimento poetico “in medias res”. La protagonista ha una pistola mano, è carica. Ha tre pallottole, tre opportunità da non sprecare per farla finita. Per mettere a tacere quella voce cattiva nella testa che da sempre commenta ogni azione e ogni pensiero insultando, denigrando. Ma sbaglia la mira e la voce si fa sempre più crudele. Il finale della poesia racchiude tutte le emozioni contrastanti di un momento così disperato: l’esasperazione di un’anima che non riesce ad appacificarsi e l’inespresso, commovente desiderio di poter vivere una vita diversa.

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Malawi, suicidi in aumento e poca attenzione alla salute mentale

Nel piccolo Paese dell’Africa meridionale i numerosi episodi di suicidio riaccendono i riflettori sulla salute mentale. Questione spesso ignorata sia a livello sociale che sanitario. Secondo i dati registrati, il 2021 ha assistito a un’impennata di casi. Inoltre, uno studio condotto dall’ufficio dell’ombudsman ha messo in evidenza notevoli carenze nella gestione dei pazienti con disturbi mentali che si ripercuotono sulla qualità delle cure offerte. In relazione a ciò, sarebbero necessarie azioni di sensibilizzazione da parte dei cittadini al fine di stimolare sia maggiori finanziamenti per il settore sia una riduzione dei sentimenti di discriminazione nelle comunità.

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“Poesia, Dolore, Lame e Grazia” in una notte di urla e silenzio

I giorni e le notti si succedono gli uni alle altre continuamente, impietosamente per chi in questa alternanza non vede più un senso. La società schiaccia con le sue pretese discutibili le fragilità di chi ha in animo un costante senso di inadeguatezza verso il mondo, verso gli altri. Quando queste sensazioni si fanno insopprimibili, la soluzione sembra essere soltanto una, il suicidio, ma anche questa extrema ratio viene etichettata e rifiutata dalla società. E allora, nelle parole dell’autore keniota Young Nino, non rimane che annegare l’anima nell’alcol o in qualsiasi altra cosa offuschi quella sofferenza “che ti priva della voglia di vivere”.

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“Mental 360”, in Kenya contro depressione e suicidi tra i giovani

Mental 360 è un’organizzazione non-profit di sensibilizzazione sulla salute mentale nata nel 2016. Tra le sue attività il benessere fisico, consulenze, arte-terapie, yoga e danza, tutte volte a promuovere la salute mentale e la stabilità emotiva. Missione dell’iniziativa è quella di costruire una società in cui i problemi legati alla salute mentale non siano stigmatizzati e le cure psichiatriche siano accessibili da ogni cittadino comune e ovunque in Africa. Bright Shitemi, cofondatore del progetto, ci ha parlato dell’ispirazione che sta dietro la fondazione di questa ONG, degli obiettivi, ostacoli e risultati raggiunti fino ad oggi e dei progetti futuri.

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“Morte in vita”, un’esistenza con la tristezza intessuta nelle ossa

One Global Voice raggiunge il Botswana con questa poesia dedicata alla fatica di vivere. Quando non è impegnata nel suo lavoro, Maipelo M Zambane si dedica alla lettura e soprattutto alla scrittura: tiene un profilo molto attivo su Twitter e collabora alla rivista digitale Afrolutionist, che ha l’obiettivo di contribuire allo sviluppo inclusivo in Africa e nella diaspora africana attraverso la prospettiva dei diritti umani. “Non ricordo il giorno in cui ho smesso di abbracciare la speranza”, così si chiude questo doloroso pezzo dalla sua recente raccolta Life and Everything in Between.

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“Come una candela nel vento”, quel soffio sulla fiamma della vita

“È così difficile, questa cosa del vivere / due decenni a volte sono / più di quanto uno possa sopportare”, così inizia questo testo poetico, composto sull’onda della commozione per la morte di un giovanissimo e stimato poeta. Lo racconta l’autrice stessa, vangile gantsho, poetessa e guaritrice sudafricana che scrive fin dalla più tenera età, prediligendo l’approccio personale e politico. Sebbene ci siano “cicatrici troppo profonde persino per la poesia”, quest’opera illumina i sentimenti più bui dell’animo umano che portano al suicidio, una scelta che l’autrice invita a non giudicare frettolosamente come vigliacca ed egoista.

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