Luce, “Stanotte, sono il telescopio James Webb”

[Testo inedito composto per “Parole in folle”]

Il telescopio James Webb può catturare la luce
dall’alba dei tempi, la maggior parte delle galassie che mostra sono già morte.
Stanotte, dispiego lo specchio delle mie braccia
E la memoria è un’imbrogliona,
Il cielo, una bocca spalancata
E tutti i miei amici sono polvere di stelle

Abbiamo 12 anni,
il mio migliore amico ed io
aggrappati al suolo.
Guardiamo le nuvole fluttuare,
Ubriachi di liquori alla pesca e distillati di mela,
Lui ancora non ha provato a prendere un treno
di petto,
Io non ho ancora provato a ingoiare la sua morte
Con del ghiaccio,
Respirando a fatica.

Invece, sono lontano un milione e mezzo di km
Galleggio nell’immobilità dello spazio
Dipanandomi fra 344 singoli punti di vulnerabilità – Esisto contro ogni aspettativa
E troppo lontano per venire riparato –
Faccio un origami delle mie giunture in un big bang,
un epitaffio a un universo
che non si rende conto di star morendo

La sto sognando di nuovo,
al suo diciottesimo compleanno
ci baciamo di nascosto, negli angoli, sotto un cielo desiderante –
Nascosta dal susseguirsi di torta e candele
mi dice che le stelle non sono mai state così luminose
non sono ancora alla sua commemorazione
comprimo le lacrime in fondo alla gola,
Tradisco il mio lutto con una voce tremula.
Ancora non sono scomparso nelle pieghe delle mie lenzuola
Cercando di aggrapparmi ai funerali a cascata
e al domino di bare
che si depositano nella terra,
E per mano di amanti
Abili a togliersi le loro stesse vite,

Stanotte, è una superluna,

Le stelle mormorano di nuovi inizi
E dobbiamo vestirci.
Disannegarci dalla depressione nei nostri letti,
guadare la vasta distesa del lutto,

Ci sono voluti 26 anni per costruire il telescopio
E quale visionarietà,
Per credere in una tecnologia che ancora non esisteva
E forse è la fede a tenere insieme questo universo
E i nostri sogni in orbita.

La mia più vecchia amica ed io
anneghiamo nella morbidezza delle sue cicatrici-
Mi racconta le sue speranze per il futuro
E come queste le fanno battere il cuore e mantengono i polsi intatti
Non l’ho ancora vista senza vita
E il telescopio James Webb non è un profeta
E stanotte non moriamo

Ci sono risate che attraversano le pareti,
Amici che richiamano
Cantiamo alla luna
E tutte le nostre tombe sono vuote
E lucenti
E tutti i nostri amici lontani
Vengono portati a casa entro la notte.

Il telescopio James Webb non può vedere oltre la
luce –
Abbiamo 12 anni e ne abbiamo 18 e siamo qui e siamo ora,
E ancora non abbiamo visto i bambini che avremo,
O tutti i modi in cui inizieremo finiremo o diventeremo
Ma cavalchiamo la fede nell’oscurità
E l’orizzonte si piega per sorgere dietro di noi
E il telescopio è luce per i nostri bambini
E stanotte, siamo tutti riuniti all’inizio
Del tempo
E siamo una speranza
Per quelli che ancora non sono vivi.

******

Su gentile concessione dell’autore

Traduzione di Marta Minardo

Link all’originale

Xabiso Vili

Il sudafricano Xabiso Vili, campione mondiale 2022 di Poetry Slam, è un artista pluripremiato che conta centinaia di performance in quattro continenti.

Tra i maggiori poeti contemporanei del Sudafrica, ha ottenuto numerosi premi e riconoscimenti non solo come poeta di spoken word, ma anche come scrittore, produttore, digital strategist, artista di new media (si occupa in particolare di realtà aumentata e realtà virtuale).

Crede fermamente che la poesia non solo sia uno strumento terapeutico per chi la crea e per chi ne beneficia, ma anche un mezzo in grado di influenzare positivamente la comunità, favorendo l’integrazione e la condivisione di parole in spazi innovativi.

La sua poetica esplora il proprio mondo interiore per cogliere i sottili fili che lo legano al mondo esteriore e, spesso con l’ausilio di audiovisivi digitali, sonda la relazione tra passato ancestrale, presente e futuro.

Nell’ottobre 2023 si è esibito per la prima volta in Italia per l’evento “Parole in folle” a Padova e a Bologna, con questo componimento inedito, “Elegia per Nathi” e “Dimenticarci come morire“.

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