Cultura e Società

Kenya, un linguaggio inclusivo per raccontare le storie di disabilità

Diversamente abile e portatore di handicap, quante volte abbiamo letto o sentito queste espressioni? In realtà, le storie di persone con disabilità richiedono grande attenzione alle scelte terminologiche. Jackline Ludibwi, dopo aver avviato un programma televisivo di successo sulla disabilità, si è resa conto di quanto siano diffusi nelle narrazioni termini e locuzioni inappropriati. E così, insieme al suo team, ha approfondito l’argomento arrivando a formulare delle vere e proprie linee guida per i giornalisti, con lo scopo di salvaguardare la dignità, il valore intrinseco e i diritti di tutti gli individui.

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Lingue dei segni, in Africa il colonialismo cancella la cultura madre

Numerosi fattori hanno portato nel tempo a una certa negligenza verso i diritti fondamentali delle persone non udenti. Per l’adozione del metodo di insegnamento oralista e la comparsa di fenomeni di emarginazione e supremazia da parte di lingue dei segni più sviluppate, le lingue dei segni autoctone presenti in Africa rischiano ora l’estinzione. Alcuni studiosi suggeriscono una maggiore partecipazione attiva da parte dei segnanti sordi, al fine di contribuire alla preservazione e allo sviluppo delle lingue dei segni locali, e soprattutto di garantire i diritti linguistici dei bambini africani sordi.

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Sudafrica: povertà e violenza, le cause disturbi d’ansia tra i giovani

In Sudafrica la metà degli adulti vive sotto la soglia di povertà e, di conseguenza, molti sono i giovani che si ritrovano ad abitare in quelli che vengono chiamati “insediamenti urbani informali”. Si tratta di contesti caratterizzati da povertà, spesso anche estrema, e violenza. Non a caso, questi due elementi sono stati identificati come fattori di rischio per lo sviluppo del disturbo d’ansia generalizzata – cioè una preoccupazione costante senza un motivo preciso – rilevato in un’alta percentuale di ragazzi e ragazze intervistati nell’ambito di uno studio di cui qui si riportano i risultati e le conseguenti riflessioni.

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Africa, parasport e disabilità: riflessioni a margine di Tokyo 2020

Ai Giochi Paralimpici di Tokyo – che si sono conclusi il 5 settembre scorso – i 41 Paesi africani partecipanti non hanno certo brillato. Solo 10 nazioni hanno raggiunto il podio, conquistando 63 medaglie complessive (36 in meno rispetto a Rio 2016). Le ultime Paralimpiadi offrono lo spunto per una riflessione sulla poca importanza attribuita dal Continente africano ai parasport, laddove questi rappresentano invece un potente strumento di integrazione e inclusione dei disabili tanto all’interno delle proprie società di appartenenza che a un più ampio livello globale.

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Gli africani non soffrono di depressione, ecco un mito da sfatare

Al Cannes Marché du Film è stato selezionato”Black People Don’t Get Depressed“, un documentario ancora in lavorazione e alla ricerca di fondi della sudafricana Sara Chitambo, concepito a partire dall’esperienza personale della regista con problemi di salute mentale. La ricerca di aiuto terapeutico ha portato alla scoperta e alla documentazione di tutto ciò che ruota intorno a chi soffre di questi disturbi: dal superamento dello stigma all’isolamento, alla ricerca di una valida assistenza sanitaria che escluda quei trattamenti disumani ma molti diffusi nel continente e radicati nelle credenze popolari.

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Arteterapia per superare traumi. I casi RDC, Sierra Leone, Ruanda

In contesti volatili quali la regione del Nord Kivu, il Ruanda post-genocidio o la Sierra Leone, l’arte è stata impiegata da specialisti e operatori umanitari per trattare diverse condizioni di natura psichica. In molte zone del continente africano le persone affette da patologie mentali mancano di un supporto terapeutico effettivo. Questi individui rimangono soli nell’affrontare la malattia e costretti a combattere contro lo stigma giorno dopo giorno. È tuttavia provato come l’arteterapia possa supportare il trattamento di stress post-traumatico, depressione o nevrosi e sia da considerarsi un alleato valido durante il processo di guarigione.

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Kenya: a rischio la salute mentale, tra le cause c’è la crisi climatica

Stress post-traumatico, depressione e abuso di sostanze sono tra i disturbi più frequenti nelle zone colpite da alluvioni e inondazioni catastrofiche. Il benessere psichico delle persone diventa ancora più fragile e meno considerato in condizioni di precarietà ed emergenza. L’alto livello di disagio impone ai Governi un incremento degli investimenti nel campo del supporto psicologico e in vista delle sempre più frequenti inondazioni insieme all’aumento della siccità. Gli esperti avvisano: è necessario considerare la componente psicologica tra le priorità degli interventi di sostegno e prevenzione.

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Africa e salute mentale, l’assenza di investimenti e professionisti

In un territorio così vasto e complesso, il numero di persone con disturbi psichici non è calcolabile e i servizi di sostegno non sono adeguati. Nonostante in passato i Paesi dell’UA abbiano adottato risoluzioni in materia di salute pubblica – come la dichiarazione di Abuja – quello della salute mentale resta un settore molto trascurato. Ad aggravare la condizione degli individui affetti da tali problematiche non c’è solo la pandemia ma anche il persistente stigma sociale nei loro confronti. Inoltre, non solo queste persone non hanno accesso ai farmaci ma, se ricoverati nei centri di riabilitazione, sono costretti a subire vere e proprie torture fisiche e psicologiche, frutto delle credenze tradizionali.

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Applicare l’arte alla salute umana, una testimonianza africana

La musica ha sempre fatto parte della vita di Nsamu Moonga, giovane musicoterapeuta africano che oggi pratica a Boksburg, in Sudafrica. Appassionato e studioso di psicoterapia e musica, decide di mettere le sue competenze (e la sua vocazione) al servizio della comunità. Lavora con bambini e adolescenti a rischio, nelle scuole e nelle istituzioni pubbliche. Convinto delle capacità curative e comunicative della musica in particolare, il suo lavoro unisce pratica e ricerca, dando spazio alle tradizioni musicali e culturali africane indigene, conscio delle varietà e della ricchezza presenti nel continente.

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