disagio mentale

“Figlio mio”, una lettera a quel bambino che arriverà

Placide Konan si rivolge a un figlio non ancora nato, desiderato e già amato. I futuri genitori si pongono le usuali domande, come sarà, a chi somiglierà… La vita è dura – il padre non risparmia questo genere di informazioni – ma non bisogna cedere e mantenere salda la propria integrità. Soprattutto quella mentale, così tanto minacciata da certe dinamiche sociali: “Forgia la tua mente anche quando la società ti opprime. E la malattia mentale non avrà il tuo indirizzo”.

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“Pazzo”, quando la società ti fa perdere la ragione

“Prestatemi i vostri denti voglio sorridere come voi. Prestatemi i vostri occhiali voglio vedere come voi. O semplicemente prestatemi una corda affinché io possa combattere questa malattia uccidendomi”. Essere come gli altri o non essere affatto, questo il dilemma senza uscita del “Pazzo” protagonista di questo inedito di Placide Konan. Non c’è via di mezzo tra i due estremi, non c’è cura, non c’è guarigione in una società che considera il disagio mentale come un’eccezione da ignorare invece di una variazione da accogliere e aiutare.

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“È notte sul molo”, il dolore per quella foto perduta

Un orfano perde in un incendio l’unica foto della sua famiglia. Racconta di essere alcolizzato, depresso, paranoico; per un equilibrio così instabile la perdita dell’unico aggancio con il passato è uno strappo lacerante. Il senso d’identità si frantuma, lasciandolo nella disperazione. Ma lo slameur Konan fa trovare al protagonista la forza di credere in se stesso e dire “Rimarrò forte come un bosco di sounsoun. Mi alzerò e andrò incontro a me stesso. Mi alzerò come una sola carne e supererò questo stallo”.

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“Elegia per Nathi”, eppure morire rimane contagioso

Spesso le morti per suicidio sono avvolte dal silenzio, da un senso quasi di vergogna davanti al rifiuto di vivere. E così chi resta comincia a parlare di stanchezza, “era stanco di vivere” si usa dire. Questo testo è un atto di ribellione di fronte a tali, superflue quanto dannose, delicatezze. Bisogna dire la verità, dire “suicida al posto di stanco” e imparare a leggere i segnali della depressione più cupa, così suggeriscono i versi di Xabiso Vili. Per salvare noi stessi, i nostri cari e tutti i Nathi del mondo, amici fraterni che non vorremmo mai dover perdere così.

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Luce, “Stanotte, sono il telescopio James Webb”

Questa poesia inedita che Xabiso Vili ha composto per “Parole in folle” è una gemma. Come una pietra preziosa splende a illuminare il buio; il buio dell’universo che il telescopio James Webb – il più grande mai lanciato nello spazio – scandaglia con i suoi raggi infrarossi. Così, come il telescopio intercetta informazioni sulle origini delle stelle e delle galassie, il nostro autore spalanca le braccia e i ricordi tornano a fargli visita dal passato, trasportandolo in una dimensione in cui ogni cosa non ha inizio e non ha fine, in una luce che è vita pulsante.

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“Dimenticarci come morire”, una lotta contro la resa

In una laicissima omelia, l’autore accoglie i convenuti a un funerale – l’ennesimo. I suicidi si susseguono uno dopo l’altro ogni volta con una modalità diversa: cappi, pallottole, cuscini, tagli… Allora, dice questo immaginario officiante, siamo qui riuniti per dimenticarci come si può morire. E per trovare in noi un moto di ribellione che ci faccia dire “Sono pronto a lottare, portate il vostro dio e la vostra morte. Se perdo, non osate seppellirmi. Perché il mio spirito è incazzato e sarà il prossimo a combattere”.

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“Per la malinconia”, se la speranza è solo diceria

Un testo che racconta il blues, la tristezza, quella sensazione che ti trascina giù al fondo di te stesso e ti fa domandare qual è il senso di alzarsi dal letto. I versi di Poetra Asantewa seguono la giornata di una giovane donna e i suoi pensieri che si rincorrono cercando di dare un senso alle sue angosce e al senso di inadeguatezza instillato da una società e da un clima politico che tendono a schiacciare le nuove generazioni. Ma la speranza c’è, sempre, perché “c’è qualcosa nel modo in cui una ferita aperta si richiude e rimodella e ripara da sola, che mi dice che siamo qui per molto più che sentirci persi”.

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In quei giorni oscurati dalla pesantezza dell’essere

“In cui ti dico tutti i motivi per cui non voglio esistere e tu mi dici di ricordare” è il testo che Poetra Asantewa ha composto per “Parole in folle. Qui l’autrice va al cuore del disagio mentale. Un groviglio di negatività generato dall’ansia, dalla depressione, dal senso di inutilità e di impotenza, che viene sciolto da una voce amorevole capace di guarire con parole di speranza. “Ricorda che la vita distrugge tutti noi, e che ogni respiro che facciamo è il corpo che ripara la sua rottura. Ricorda che c’è la prova vivente che questo peso che senti non è nuovo o alieno è un mostro oscuro dilaniato che è stato combattuto e conquistato da altri prima di te e verrà conquistato anche da te”.

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“Dolore in parole”, curare la malattia è condividere

Con la grande forza espressiva che li caratterizza, Zeinixx e Sall Ngaary hanno aperto lo spettacolo “Parole in folle” recitando questo testo composto per l’occasione. La sofferenza mentale viene spesso sottovalutata e quindi nascosta, rimossa, per trasformarsi poi in un tumultuoso sommerso che rischia di condurre a nefaste conseguenze. Allora, scrive Le Duo, bisogna parlare, avere il coraggio di mettere il dolore in parole e ascoltare con compassione perché“La pace interiore [è] una battaglia quotidiana, questo è certo”.

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Mots Fous, a Lomé contest di slam per giovani sul disagio mentale

Il 18 febbraio 2023 si è svolto a Lomé (Togo) “Mots Fous”, un contest a cui hanno partecipato artiste e artisti di slam (particolare forma di espressione verbale) sul tema della malattia mentale. Abbiamo dato la parola ai giovani, a quelli che hanno deciso di denunciare, raccontare, urlare cosa accade a loro, agli amici, ai fratelli e sorelle nel tentativo sia di esprimersi, sia di creare consapevolezza e dibattito sulla questione. Le esibizioni sono state precedute da una conferenza tenuta dalla psicoterapeuta togolese Olivia Akpédje Gamatho. L’iniziativa prelude ai prossimi appuntamenti sul territorio padovano e italiano.

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