“Dolore in parole”, curare la malattia è condividere

[Testo inedito composto per “Parole in folle”]

Godo di tutte le mie facoltà mentali, sì!

Va tutto bene nella mia testa

Va tutto bene nel mio corpo

Ma non nel mio cuore

 

E qui sta l’errore

 

Ammetto che fa paura anche a voi, vi lusingo

Sorrido e rido ma la vedo male

Attraverso il capitolo più scialbo della mia vita

Ve l’assicuro la mia vita persino la mia ombra mi sfugge

 

Nei meandri dell’anima mi solleticano cose

E in fondo alla testa mi urlano voci

 

Perché non mettere la questione sul tavolo?

 

Non ne parliamo ma è responsabile di danni enormi nelle nostre società

Spesso relegati nell’oscurità, inavvertiti, nascosti

È tempo, però, di socchiudere le porte della lucidità,

Di smettere di celare questi fardelli interiori, le nostre confidenze mute,

Il vecchio dolore che ci attanaglia, i pensieri che ci trascinano via,

La tranquillità interiore, una lotta silenziosa che portiamo avanti.

 

Quanti?

Quanti?

Quanti combattimenti intrapresi senza seguiti pianificati?

Quante?

Quante vite sprecate senza che la verità venisse a galla

Quante?

Quante lacune colmate da idee imprecise

Quante?

Quante teste bruciate da dettagli velati violati?

 

Godo di tutte le mie facoltà cognitive, sì!

Va tutto bene nella mia testa

Va tutto bene nel mio corpo

Ma non danza il mio cuore

 

Perché ne sminuiamo l’importanza?

Perché la sottovalutiamo?

Perché è al centro del nostro essere, il nostro sublime?

Senza di essa tutto crolla come un castello di carte

 

Cartesio

Quando il tuo cuore è a brandelli, tutto il tuo essere si spegne

Dal corpo all’anima tutto è lacerato come da una lama

Ogni parola, ogni sguardo, ogni pensiero

Anneghi nel grande vuoto dell’oscurità

 

Questa disperazione che continua e contribuisce ai miei dolori

Mi allontano dalla mia tribù,

È vero che sto uno schifo

La mia vita è distrutta

Bisogna sapere cosa farne,

Sulla terra o sottoterra sono a corto d’aria, sono a corto d’aria che fare?

Tornare sottoterra? Annegare in mare? Non posso, non riesco a respirare

Non riesco a fare un solo passo avanti!

 

Godo di tutte le mie facoltà psichiche, sì!

Va tutto bene nella mia testa

Va tutto bene nel mio corpo

Ma va meglio nel mio cuore

 

Ed è così che correggiamo l’errore

 

Ne parliamo, è la migliore terapia

Curiamo le malattie con le parole, questa è la vita

Essere disponibili l’uno per l’altro

Ma non l’uno contro l’altro

 

Con un po’ di affetto, ascolto e comprensione

Possiamo guidare coloro che sopportano il silenzio con la compassione

Apriamo i cuori, tendiamo le mani

La pace interiore, una battaglia quotidiana, questo è certo.

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Traduzione di Maria Luisa Vezzali

Su gentile concessione degli autori

Link all’originale

Le Duo Zeinixx & Sall NgaaryZeinixx e Sall Ngaary, slameur impegnati e attivi nel sociale, fin dal primo incontro – al club Krefour poetik dell’associazione Africulturban – hanno unito le loro forze e abilità artistiche. Così sono diventati Le Duo. E questo sotto gli auspici e la tutela artistica di Matador, una delle figure più importanti dell’Hip Hop underground in Senegal.

Tra i loro lavori, e di notevole successo, l’adattamento di un romanzo di Fatou Yelly Wardini. La principale motivazione del loro lavoro è dimostrare che lo slam al più alto livello può trascendere le barriere culturali, religiose, etniche e politiche. Le Duo è inoltre fortemente impegnato nella diffusione dello slam in lingua francese e a tal fine organizza laboratori di scrittura anche nelle scuole.

Le Duo ha dato – e continua a dare – molti concerti dal vivo, soprattutto nelle banlieue delle varie regioni del Paese e conta la partecipazione a numerosi festival. Tra questi il FISH MALI Festival, il FestiGraff di Doxandem Squad, il Festival Assalamalekoum. E ancora – tra le altre cose – collaborazioni con l’associazione Lezart Urbains di Bruxelles, le Banlieue Rythmes, ESPRIT D’EBENE sul progetto Profession Music, il Conakry World Book.

Le Duo si è esibito sul palco di “Parole in folle” a Padova e Bologna con l’inedito sopra riportato e “La pattumiera della speranza“.

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