Autore: Antonella Sinopoli

Slam poetry, sul palco un rito collettivo di guarigione

Con gli spettacoli dal vivo dal titolo Parole in folle si è chiuso il progetto triennale di One Global Voice. Progetto che ci ha visto – noi del team di Voci Globali – lavorare sul tema del disagio mentale raccontato nella forma della poesia e della spoken word da giovani artisti dell’Africa sub-sahariana. Abbiamo sondato le motivazioni culturali dietro lo stigma che accompagna chi ha problemi di salute mentale, abbiamo parlato dei motivi – per lo più sociali – che generano squilibri psichici. Ma soprattutto abbiamo lasciato spazio alla parola poetica rivelandone il potere terapeutico. Il nostro obiettivo è di continuare a percorrere una strada che ci ha portato a svelare in Italia grandi e talentuosi giovani artisti africani. Lo meritano loro. Lo meritiamo noi.

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Mots Fous, a Lomé contest di slam per giovani sul disagio mentale

Il 18 febbraio 2023 si è svolto a Lomé (Togo) “Mots Fous”, un contest a cui hanno partecipato artiste e artisti di slam (particolare forma di espressione verbale) sul tema della malattia mentale. Abbiamo dato la parola ai giovani, a quelli che hanno deciso di denunciare, raccontare, urlare cosa accade a loro, agli amici, ai fratelli e sorelle nel tentativo sia di esprimersi, sia di creare consapevolezza e dibattito sulla questione. Le esibizioni sono state precedute da una conferenza tenuta dalla psicoterapeuta togolese Olivia Akpédje Gamatho. L’iniziativa prelude ai prossimi appuntamenti sul territorio padovano e italiano.

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“Mental Mess”, the generation that dreamed of peace and freedom

“[…] for pieces of me are everywhere… and in everywhere… are their names… the ones who faced death and still breathing… the ones who faced death and got the likes of me choking for air ever since… But yet… In everywhere, there are still dreamers I know will create realities my mind can’t yet comprehend… I mean, even babies are born fighting… resisting… hands in fists… so here is to the generation that dreamed of a better nation… dreamed of peace, justice and freedom…” Those are Rajaa Bushra’s words for the young sudanese revolutionaries. A revolution that in Rajaa – and many others – has brought a never healed trauma.

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“Disordine mentale”, la generazione che sognava pace e libertà

“[…] pezzi di me sono ovunque… e ovunque… sono i loro nomi… quelli che hanno affrontato la morte e ancora respirano… quelli che hanno affrontato la morte e da allora hanno soffocato quelli come me… Eppure… Ovunque ci sono ancora sognatori e so che creeranno realtà che la mia mente non riesce ancora a comprendere… In fondo, anche i bambini nascono combattendo… resistendo… stringendo i pugni… allora brindiamo alla generazione che sognava una nazione migliore… sognava pace, giustizia e libertà…” Sono le parole di Rajaa Bushra dedicate ai giovani rivoluzionari sudanesi. Rivoluzione che nell’autrice – come in tanti come lei – ha provocato un trauma mai rimarginato.

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Ghana, exorcisms and witch hunts. Stories from Witch Camps

Beliefs regarding supernatural powers and the ability to use them to harm others are extremely widespread in this West African country. Witchcraft in particular, which still today is not considered a superstition but a concrete possibility. The main victims are elderly women, usually widows and without protection. Just point the finger and accuse them of being the cause of an illness, of “bad luck” in business, of all sorts of things. They are often beaten and cases of lynching are not uncommon. For them there is only one choice: to flee and find refuge in isolated and remote villages. We visited four of them and collected testimonies from these women banned from society for committing “invisible crimes”.

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Ghana, esorcismi e caccia alle streghe. Storie dai “Witch Camps”

In questo Paese dell’Africa occidentale sono estremamente diffuse credenze che riguardano poteri soprannaturali e la capacità di farne uso per danneggiare gli altri. In particolare la stregoneria, che ancora oggi non viene considerata una superstizione ma una possibilità concreta. Ne fanno le spese donne anziane, di solito vedove e senza protezione. Basta puntare il dito e affermare che sono loro la causa di una malattia, della “sfortuna” negli affari, di ogni sorta di cose. Spesso vengono picchiate e non sono rari casi di linciaggio. Per loro c’è una sola scelta: fuggire e trovare rifugio in villaggi isolati e remoti. Ne abbiamo visitati quattro e raccolto testimonianze da queste donne bandite dalla società per aver commesso “reati invisibili”.

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Ghana, the solitude of the mentally ill in wards that were prisons

There are three such structures in the country. A 2012 law, which establishes, among other things, the decentralization of psychiatric services, has significantly reduced the number of patients and the problem of overcrowding. Today the number of beds exceeds the number of patients. However, there are still issues of abandonment and the stigma towards those with mental disorders. This investigation contains some stories of the guests of the oldest hospital (it dates back to 1906 and was in the beginning a prison) and the interview with the executive director of Mental Health Authority who also talks about the principle and reasons for the so-called “decolonizing mental health”.

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Ghana, la solitudine dei malati mentali in corsie che erano prigioni

Nel Paese esistono tre strutture di questo genere. Una legge del 2012, che stabilisce tra le altre cose il decentramento dei servizi psichiatrici, ha ridotto notevolmente il numero dei pazienti e il problema del sovraffollamento. Oggi addirittura i posti letto eccedono il numero dei pazienti. Permangono comunque questioni di abbandono e lo stigma nei confronti di chi manifesta disturbi mentali. In questa inchiesta alcune storie degli ospiti dell’ospedale più antico (risale al 1906 ed era in principio un istituto di pena) e l’intervista al direttore esecutivo della Mental Health Authority che parla anche del principio e delle ragioni della cosiddetta decolonizzazione della salute mentale.

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Gianromano Gnesotto, gli immigrati sono persone non problemi

Giornalista, scrittore, docente di Diritto delle Migrazioni nel Master di Bergamo, esperto di politiche migratorie ma anche una figura importante nell’opera pastorale della Fondazione Migrantes di cui per anni è stato direttore nazionale. Oggi ha assunto l’incarico a Padova. In questa intervista analizziamo la tematica dal punto di vista delle azioni concrete e delle narrazioni da ribaltare per riuscire a passare dall’escludente “extra” (extra comunitario) e dal “multi” (multiculturale, multireligioso…), che di fatto rappresenta già da tempo la realtà, all’uso del prefisso “inter” (interreligioso, intercomunitario…).

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Tosato, la solidarietà non è più un valore, ma noi andiamo avanti

Come operano i sistemi di accoglienza e i progetti che coinvolgono migranti richiedenti asilo o in attesa del permesso di soggiorno. In particolare persone con disabilità fisiche e problemi di salute mentale. L’importanza del rapporto di collaborazione tra cooperative e imprese che hanno bisogno di forza lavoro. Una nota di amarezza sul contesto sociale in cui le cooperative sociali si trovano a lavorare: “da anni accoglienza e solidarietà non sono più un valore ma noi continuiamo a seguire i nostri principi”.

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