“Per la malinconia”, se la speranza è solo diceria

Sono le quattro di notte e sei sveglia come se il tuo corpo fosse stato allertato
Ti stai chiedendo se vale la pena dormire altri 30 minuti prima di iniziare la giornata.
Alla radio trasmettono una canzone senza senso e ti sembra uno spreco che venga passata.
Così ti infili sotto le coperte perché Il cervello possa riposare.
Vai di nuovo al lavoro
In fila dietro un uomo anziano che si lamenta della sua paga giornaliera
E tu puoi permetterti un taxi per andare e tornare dal lavoro
Ma che senso ha indossare delle scarpe buone se continuano a farti male ai piedi?
Il Paese ha attraversato così tanta merda che hai quasi perso la speranza
Problemi che aumentano ogni giorno di più e tutti guardano in silenzio come un popolo che ha visto così tanta morte da diventare insensibile alle morti nuove.
Ti infastidisce ogni piccola cosa, anche il modo in cui giocano i bambini ben nutriti del tuo capo
E comprendi con terrore che mentre eri in lutto per i tuoi sogni perduti,
Il tempo ormai è passato.

Ma non va così male,
In città c’è il ragazzo che ami, saranno 11 mesi a giugno
Non ti sorride più come se fossi qualcosa di speciale
E non ti manda il messaggio di buongiorno come un tempo
Ma va bene
Non hai ancora sentito il ticchettio del tuo orologio biologico,
ti stai solo preparando per quando batterà più forte delle campane
e quando la giornata finisce ti togli i vestiti e ti osservi allo specchio
desiderando di poter appoggiare la tua pelle e le tue ossa sulla sedia
disgustata da te stessa perché per un’altra notte andrai a dormire
con delle grandiose ambizioni e nessun risultato.

E dall’altra parte della città c’è un ragazzo che vive nel corpo di un uomo
Distrutto dal fatto di essere un dio multiforme che non può dare vita ai propri sudditi.
Un Re Mida in grado di trasformare il rame di chiunque in oro.
Di chiunque ma non il proprio.
E sente di aver faticato così tanto che di sicuro si è guadagnato una gratificazione
Pensava che il suo nome ormai sarebbe stato sulla bocca di tutti ma le persone non riescono nemmeno a
ricordarlo il suo nome.
E adesso non vuole più svegliarsi
Perché per quale motivo alzarsi dal letto se devi comunque tornare a coricarti?
Per quale motivo puntare più in alto se non puoi vincere neanche le piccole battaglie?

E mi puoi riconoscere nella folla perché puoi vedere me in te stesso.
La speranza ha il suono di una vaga diceria
Come qualcuno che ha provato a gridare dal fondo di una stanza,
ma anche la sua gola ha capito che si trattava di una bugia
E l’ha soffocata prima che la parola potesse uscire.
Siamo giovani ma ci sentiamo vecchi e antichi
Il nostro talento viene smorzato prima che possa illuminare un angolo buio
Siamo il simbolo di una generazione distrutta le cui anime
si sono abituate a vivere ferite.
Ma non è troppo tardi per riprovarci.
Lo so perché ho giurato che un’altra alba sarebbe stato un miracolo
E adesso guardami, mentre mi lascio accarezzare dalla luce.
Lo so perché camminiamo sempre nel fuoco come se non ci avesse mai bruciato
So che c’è speranza perché c’è un’eco di Dio in una stanza piena di peccato.
Sono la seconda migliore poetessa di cui solo poche persone hanno sentito parlare
Il primo; quello era Dio,
Per aver modellato un corpo così perfetto
Sviluppo l’insicurezza anche per le altre persone
Ho pianto oceani nelle pagine
Pregando Dio nella lingua dei segni
Supplicando di dare un senso a una sola vita.
Eppure c’è qualcosa nel modo in cui una ferita aperta si richiude
e rimodella e ripara da sola,
che mi dice che siamo qui per molto più che sentirci persi.

Quindi questa poesia è per chi vive le regole come una prigionia
Per chi indossa troppe maschere per nascondere la sua malinconia
Per chi lascia scorrere la vita nel sonno e vive nei sogni
Per le povere anime che hanno dimenticato come si sogna
Per chi brucia di follia e la chiama genialità
Per chi si scaccia i demoni dalla schiena e la fa sembrare una nuova danza
Per noi, a cui è stato detto che il mondo era nostro e poi siamo stati azzoppati per farci strisciare
Per chi è manipolato, depresso e pronto ad arrendersi e farsi schiacciare
Per chi è sull’orlo dell’esaurimento e lo spaccia per l’azione dello spirito santo
Per chi si fa di paura e finge che sia una dose sana
Vieni, prendi la mia mano, andiamo verso la luce.
E Dio ti potrà mostrare,
Ti potrà mostrare quanto straordinario sei destinato a diventare.

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Su gentile concessione dell’autrice

Traduzione di Katia Karamooz

Link all’originale

Poetra Asantewa

Ama Asantewa Diaka è una poeta, storyteller e artista di spoken word ghanese che si esibisce con il nome d’arte di Poetra Asantewa. È l’autrice del chapbook “You Too Will Know Me” e la sua prima raccolta di poesie si intitola “Woman, eat me whole” (Ecco, 2022). Il suo ultimo lavoro “Someone Birthed them Broken” è invece una raccolta di racconti brevi che verrà pubblicata nel 2024 dalla casa editrice Amistad.

Il disagio mentale e la percezione del corpo sono i principali argomenti che Poetra ama condividere con i suoi lettori. Tutti i suoi versi contengono una giusta dose di femminismo inteso come “il rifiuto di confinarsi all’interno delle definizioni imposte dala società dà di chi, cosa e come dovresti essere solo in base al genere“.

Ha fondato Black Girls Glow, un’organizzazione femminista no-profit che promuove la collaborazione tra artiste ed esplora le modalità in cui l’arte può creare una comunità, e Tampered Press, rivista ghanese di arte e letteratura.

Si è esibita per la prima volta in Italia sul palco di “Parole in folle” a Padova e Bologna, con questa poesia, “Capitalism” e l’inedito “In cui ti dico tutte le ragioni per cui non voglio esistere e tu mi dici di ricordare“.

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