xabiso vili

“Elegia per Nathi”, eppure morire rimane contagioso

Spesso le morti per suicidio sono avvolte dal silenzio, da un senso quasi di vergogna davanti al rifiuto di vivere. E così chi resta comincia a parlare di stanchezza, “era stanco di vivere” si usa dire. Questo testo è un atto di ribellione di fronte a tali, superflue quanto dannose, delicatezze. Bisogna dire la verità, dire “suicida al posto di stanco” e imparare a leggere i segnali della depressione più cupa, così suggeriscono i versi di Xabiso Vili. Per salvare noi stessi, i nostri cari e tutti i Nathi del mondo, amici fraterni che non vorremmo mai dover perdere così.

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Luce, “Stanotte, sono il telescopio James Webb”

Questa poesia inedita che Xabiso Vili ha composto per “Parole in folle” è una gemma. Come una pietra preziosa splende a illuminare il buio; il buio dell’universo che il telescopio James Webb – il più grande mai lanciato nello spazio – scandaglia con i suoi raggi infrarossi. Così, come il telescopio intercetta informazioni sulle origini delle stelle e delle galassie, il nostro autore spalanca le braccia e i ricordi tornano a fargli visita dal passato, trasportandolo in una dimensione in cui ogni cosa non ha inizio e non ha fine, in una luce che è vita pulsante.

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“Dimenticarci come morire”, una lotta contro la resa

In una laicissima omelia, l’autore accoglie i convenuti a un funerale – l’ennesimo. I suicidi si susseguono uno dopo l’altro ogni volta con una modalità diversa: cappi, pallottole, cuscini, tagli… Allora, dice questo immaginario officiante, siamo qui riuniti per dimenticarci come si può morire. E per trovare in noi un moto di ribellione che ci faccia dire “Sono pronto a lottare, portate il vostro dio e la vostra morte. Se perdo, non osate seppellirmi. Perché il mio spirito è incazzato e sarà il prossimo a combattere”.

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Light, “Tonight, I am the James Webb Telescope”

This previously unreleased poem composed by Xabiso Vili for “Parole in folle” is a gem. And as a gem it shines to lighten the dark. The darkness of the universe explored by the infrared technology of James Webb telescope – the biggest to be ever launched in space. As the telescope receives information about the origin of stars and galaxies, the author open his arms wide and lets memories visit him from the past, bringing him in a dimension where all things has no beginning and no end, in a light that is pulsing with life.

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“Nathi’s Eulogy”, yet dying stay contagious

Often suicide deaths are surrounded by silence, by the shame induced by a loved one’s refusal to live. Relatives, friends begin to talk about tiredness, s/he “was tired of living” people use to say. This poem is a rebellious act against such useless, harmful tactfulness. Truth is necessary and healing, saying “suicide instead of tired” is necessary as reading the signs of a deep depression; this is what Xabiso Vili’s verses suggest. In order to save ourselves, our loved ones and all the people like Nathi, those brotherly friends we’d have never wanted to lose that way.

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“Forget How to Die”, fighting against surrender

In this laic homely, the author speaks to the people attending a funeral – the umpteenth. Suicides follow one another, each time in different circumstances: nooses, bullets, cuts… So, this imaginary officiant tells the crowd that we are here riunited to forget how to die and to remember what is there inside us that keeps us going. And makes us declare “I’m ready to wrestle, bring your god and your death. If I lose, don’t you dare lay me to rest. Because my spirit is pissed and he’s fighting next.”

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Slam poetry, sul palco un rito collettivo di guarigione

Con gli spettacoli dal vivo dal titolo Parole in folle si è chiuso il progetto triennale di One Global Voice. Progetto che ci ha visto – noi del team di Voci Globali – lavorare sul tema del disagio mentale raccontato nella forma della poesia e della spoken word da giovani artisti dell’Africa sub-sahariana. Abbiamo sondato le motivazioni culturali dietro lo stigma che accompagna chi ha problemi di salute mentale, abbiamo parlato dei motivi – per lo più sociali – che generano squilibri psichici. Ma soprattutto abbiamo lasciato spazio alla parola poetica rivelandone il potere terapeutico. Il nostro obiettivo è di continuare a percorrere una strada che ci ha portato a svelare in Italia grandi e talentuosi giovani artisti africani. Lo meritano loro. Lo meritiamo noi.

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