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L’attivista ghanese che sostiene i diritti delle donne con disabilità

Dopo una vita trascorsa a lottare per difendere i diritti delle donne e delle ragazze con disabilità, Gertrude Oforiwa Fefoame ha ottenuto il riconoscimento meritato: il Women’s Empowerment Award. Gertrude, ipovedente dall’infanzia, si è impegnata con risultati straordinari per promuovere l’inclusione sociale e i diritti delle persone portatrici di handicap, soprattutto donne. Inoltre, in Ghana e più in generale in Africa, si è fatta portavoce per modificare le leggi in materia di disabilità. L’assegnazione del premio è l’occasione per ripercorrere le tappe principali della sua vita professionale.

Ghana, exorcisms and witch hunts. Stories from Witch Camps

Beliefs regarding supernatural powers and the ability to use them to harm others are extremely widespread in this West African country. Witchcraft in particular, which still today is not considered a superstition but a concrete possibility. The main victims are elderly women, usually widows and without protection. Just point the finger and accuse them of being the cause of an illness, of “bad luck” in business, of all sorts of things. They are often beaten and cases of lynching are not uncommon. For them there is only one choice: to flee and find refuge in isolated and remote villages. We visited four of them and collected testimonies from these women banned from society for committing “invisible crimes”.

Ghana, esorcismi e caccia alle streghe. Storie dai “Witch Camps”

In questo Paese dell’Africa occidentale sono estremamente diffuse credenze che riguardano poteri soprannaturali e la capacità di farne uso per danneggiare gli altri. In particolare la stregoneria, che ancora oggi non viene considerata una superstizione ma una possibilità concreta. Ne fanno le spese donne anziane, di solito vedove e senza protezione. Basta puntare il dito e affermare che sono loro la causa di una malattia, della “sfortuna” negli affari, di ogni sorta di cose. Spesso vengono picchiate e non sono rari casi di linciaggio. Per loro c’è una sola scelta: fuggire e trovare rifugio in villaggi isolati e remoti. Ne abbiamo visitati quattro e raccolto testimonianze da queste donne bandite dalla società per aver commesso “reati invisibili”.

Ghana, the solitude of the mentally ill in wards that were prisons

There are three such structures in the country. A 2012 law, which establishes, among other things, the decentralization of psychiatric services, has significantly reduced the number of patients and the problem of overcrowding. Today the number of beds exceeds the number of patients. However, there are still issues of abandonment and the stigma towards those with mental disorders. This investigation contains some stories of the guests of the oldest hospital (it dates back to 1906 and was in the beginning a prison) and the interview with the executive director of Mental Health Authority who also talks about the principle and reasons for the so-called “decolonizing mental health”.

Ghana, la solitudine dei malati mentali in corsie che erano prigioni

Nel Paese esistono tre strutture di questo genere. Una legge del 2012, che stabilisce tra le altre cose il decentramento dei servizi psichiatrici, ha ridotto notevolmente il numero dei pazienti e il problema del sovraffollamento. Oggi addirittura i posti letto eccedono il numero dei pazienti. Permangono comunque questioni di abbandono e lo stigma nei confronti di chi manifesta disturbi mentali. In questa inchiesta alcune storie degli ospiti dell’ospedale più antico (risale al 1906 ed era in principio un istituto di pena) e l’intervista al direttore esecutivo della Mental Health Authority che parla anche del principio e delle ragioni della cosiddetta decolonizzazione della salute mentale.

L’ordinario della follia in Africa, un lavoro storico antropologico

L’ultimo numero della rivista Politique Africaine è dedicato alla ricerca sull’ordinario della follia in Africa. Si intitola, appunto, “L’ordinaire de la folie“. Il dossier descrive – in una prospettiva storica e antropologica – le varie rappresentazioni attraverso le quali i disturbi mentali vengono percepiti nel continente africano e qual è il tipo di approccio medico e sociale. Focus su Senegal, Ghana e Madagascar. One Global Voice intervista lo storico e curatore del dossier, Romain Tiquet.

Ghana, solo un’istruzione mirata può affrontare le disabilità visive

Circa un terzo dei giovani con problemi legati alla vista vive nell’Africa subsahariana. Molti di loro non sono mai stati iscritti a scuola e quindi non hanno mai avuto la possibilità di ricevere un’istruzione di qualità conforme alla loro situazione. La portavoce dell’Organizzazione Non Governativa Sightsavers, Gertrude Oforiwa Fefoame, ci racconta quali sono le difficoltà che gli studenti ciechi e ipovedenti devono affrontare ogni giorno per rimanere al passo con i loro coetanei, e ci spiega perchè è necessario investire maggiormente su un’educazione inclusiva. È importante ricordare che l’inclusione è un processo continuo che richiede una cura costante.

Eleazer Obeng, “Il laccio del diavolo”, male silenzioso che opprime

“Il sole è alto, sembra un nuovo giorno. Sospiro. Sei ancora qui. Non lo è. Come sei entrata? Piango. Un frastuono innaffia la mia ansia facendo germogliare il dubbio e i traumi del passato che pensavo di avere sepolto.” Questo poema, ci racconta Eleazer Obeng, “nasce come annotazioni in cui cercavo di dare un senso a una facciata creata per allontanare un vuolo che sentivo dentro e che non riuscivo a spiegarmi”. Dennis, questo il nome nella vita reale, si definisce “gender fluid” e in Ghana, Paese dove è nato e vive, è attivista per i diritti dei queer.

Eleazer Obeng, “The Devil’s Snare”: that silent, oppressive evil

“The sun is up, it seems like a new day sigh. you are still here. It’s not. How did you get in? I cry. Hubbub waters my anxiety. Sprouting doubt, and the traumas of my past I thought I buried.” This poem, as Eleazer Obeng tells us, “was born as annotations in which I tried to make sense of a facade created to remove an empitenss that I felt inside and that I could not explain to myself”. Dennis, this is the name in real life, defines himself as a “gender fluid” and in Ghana, the country where he was born and lives, he is an activist for queer rights.

Ghana: Botsyo, the paralympic athlete who defied the stigma

Raphael Botsyo Nkegbe is a Ghanaian para-athlete. He made proud his country with many achievements and he is the first ghanaian para-athlete to qualify for the paralympic games in Tokyo 2020 (postponed to 2021). He won the T54 World Wheelchair 100m race with a new personal best of 14.22s at the Desert Challenge Games in Arizona, USA. In this interview he talks about committment in sport, struggle in life, and happiness with a fantastic family.

Ghana: Botsyo, il campione paralimpico che ha sfidato lo stigma

Raphael Botsyo Nkegbe è un atleta paralimpico ghanese, il primo del suo Paese a qualificarsi per i Giochi Paralimpici di Tokyo 2020. In questa intervista ci racconta delle sue difficoltà cominciate quando, a cinque anni, ha contratto la poliomelite. Difficoltà superate grazie alla famiglia e allo sport. Soddisfazioni, vittorie, importanti qualificazioni hanno fatto di lui un modello per tanti giovani disabili. Ha fondato un club per atleti con disabilità e sulla scia del suo impegno ne sono sorti altri nel Paese. Si è sposato e ha tre figli: “volevo dimostrare che non è vero – come qui si dice – che da due persone disabili nascono figli con gli stessi problemi”.