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Sudafrica: povertà e violenza, le cause disturbi d’ansia tra i giovani

In Sudafrica la metà degli adulti vive sotto la soglia di povertà e, di conseguenza, molti sono i giovani che si ritrovano ad abitare in quelli che vengono chiamati “insediamenti urbani informali”. Si tratta di contesti caratterizzati da povertà, spesso anche estrema, e violenza. Non a caso, questi due elementi sono stati identificati come fattori di rischio per lo sviluppo del disturbo d’ansia generalizzata – cioè una preoccupazione costante senza un motivo preciso – rilevato in un’alta percentuale di ragazzi e ragazze intervistati nell’ambito di uno studio di cui qui si riportano i risultati e le conseguenti riflessioni.

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Applicare l’arte alla salute umana, una testimonianza africana

La musica ha sempre fatto parte della vita di Nsamu Moonga, giovane musicoterapeuta africano che oggi pratica a Boksburg, in Sudafrica. Appassionato e studioso di psicoterapia e musica, decide di mettere le sue competenze (e la sua vocazione) al servizio della comunità. Lavora con bambini e adolescenti a rischio, nelle scuole e nelle istituzioni pubbliche. Convinto delle capacità curative e comunicative della musica in particolare, il suo lavoro unisce pratica e ricerca, dando spazio alle tradizioni musicali e culturali africane indigene, conscio delle varietà e della ricchezza presenti nel continente.

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Noluthando Makalima e l’adaptive surf, celebrare la vita tra le onde

Noluthando Makalima è nata con una paralisi cerebrale, ma non ha mai permesso che la disabilità la limitasse in ciò che desidera realizzare nella vita; è una parasurfista talentuosa di 32 anni, di Città del Capo, che ha vinto una medaglia d’argento alle Paralimpiadi del 2020. Attualmente rappresenta le eccellenze sudafricane nel panorama parasportivo internazionale e nonostante le sfide che giornalmente deve affrontare, ha intenzione di continuare ad allenarsi per competere ancora l’anno prossimo. Il suo desiderio è diventare un modello di vita da seguire per i giovani. Il surf non è semplicemente uno sport per l’atleta: è una terapia, un modo per sentirsi libera e sicura, per mettersi alla prova, per vivere pienamente il suo corpo.

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Nobukho Nqaba e le performance dell’impermanenza e del viaggio

Quando si parla di migrazione non c’è nulla di certo, a volte neanche quando si arriverà e per quanto tempo ci si fermerà. L’arte di Nobukho Nqaba ci porta a questo: storie, visionarie o reali, di ciò che è transeunte, destinato a finire. Lei è nata in Sudafrica, a Butterworth, piccola cittadina rurale nella provincia di Eastern Cape. Ma già dall’età di sei anni, per vicende familiari, ha cominciato a sperimentare la migrazione interna. In questa intervista ci racconta cosa esprime attraverso performance – spesso con le famose “Ghana Must Go Home” – che la vedono quasi sempre anche all’interno della scena sperimentando ricerca di identità, solitudine, alterità.

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