ansia

“Per la malinconia”, se la speranza è solo diceria

Un testo che racconta il blues, la tristezza, quella sensazione che ti trascina giù al fondo di te stesso e ti fa domandare qual è il senso di alzarsi dal letto. I versi di Poetra Asantewa seguono la giornata di una giovane donna e i suoi pensieri che si rincorrono cercando di dare un senso alle sue angosce e al senso di inadeguatezza instillato da una società e da un clima politico che tendono a schiacciare le nuove generazioni. Ma la speranza c’è, sempre, perché “c’è qualcosa nel modo in cui una ferita aperta si richiude e rimodella e ripara da sola, che mi dice che siamo qui per molto più che sentirci persi”.

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In quei giorni oscurati dalla pesantezza dell’essere

“In cui ti dico tutti i motivi per cui non voglio esistere e tu mi dici di ricordare” è il testo che Poetra Asantewa ha composto per “Parole in folle. Qui l’autrice va al cuore del disagio mentale. Un groviglio di negatività generato dall’ansia, dalla depressione, dal senso di inutilità e di impotenza, che viene sciolto da una voce amorevole capace di guarire con parole di speranza. “Ricorda che la vita distrugge tutti noi, e che ogni respiro che facciamo è il corpo che ripara la sua rottura. Ricorda che c’è la prova vivente che questo peso che senti non è nuovo o alieno è un mostro oscuro dilaniato che è stato combattuto e conquistato da altri prima di te e verrà conquistato anche da te”.

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“Una lettera alla mia migliore amica”, la scrittura come guarigione

L’autrice tanzaniana Leah Gerald Soko racconta di aver scritto questo componimento di notte, con la mente e l’animo in subbuglio. Sentendosi impotente e incapace di fronte alle difficoltà della sua vita e, soprattutto, sentendo di non avere nessuno con cui confidarsi, ha deciso di scrivere. Una lettera alla sua migliore amica diventa l’occasione per aprirsi rispetto ai suoi sentimenti più nascosti, per affrontare le avversità e trovare la motivazione per accettare la sofferenza e decidere di voler guarire. Come Leah stessa ci ha detto, la scrittura ha aperto “un varco nella depressione e nell’ansia” e rappresenta ora uno strumento “per guarire e sentirmi forte e sicura.”

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“Mental 360”, in Kenya contro depressione e suicidi tra i giovani

Mental 360 è un’organizzazione non-profit di sensibilizzazione sulla salute mentale nata nel 2016. Tra le sue attività il benessere fisico, consulenze, arte-terapie, yoga e danza, tutte volte a promuovere la salute mentale e la stabilità emotiva. Missione dell’iniziativa è quella di costruire una società in cui i problemi legati alla salute mentale non siano stigmatizzati e le cure psichiatriche siano accessibili da ogni cittadino comune e ovunque in Africa. Bright Shitemi, cofondatore del progetto, ci ha parlato dell’ispirazione che sta dietro la fondazione di questa ONG, degli obiettivi, ostacoli e risultati raggiunti fino ad oggi e dei progetti futuri.

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