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Modelli inclusivi in Kenya, le scuole inABLE per ciechi e ipovedenti

Circa un miliardo di persone nel mondo vivono con una qualche forma di disabilità e, secondo i dati della Banca Mondiale, l’80% si concentra nei cosiddetti Paesi in via di Sviluppo. Il 90% dei bambini con disabilità non riceve un’istruzione e non frequenta la scuola. Per affrontare questa problematica, inABLE ha strutturato un programma specifico per giovani studenti con disabilità visive chiamato “Computers-Labs-for-the-Blind”. Abbiamo intervistato Irene Mbari-Kirika, fondatrice e direttrice esecutiva dell’organizzazione no-profit, affrontando tra l’altro il tema dell’accessibilità digitale in vista della Inclusive Africa Conference 2020.

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Kenya, inABLE schools for the blind and visually impaired students

Approximately one billion people in the world live with some form of disability and around 80% is located in developing countries. 90% of children with disabilities do not receive an education or attend school. To tackle this problem, inABLE has structured a specific program for young students with visual disabilities called “Computers-Labs-for-the-Blind”. We interviewed Irene Mbari-Kirika, founder and executive director of the no profit organisation to address the issue of digital accessibility in view of the Inclusive Africa Conference 2020.

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Africa, istruzione inclusiva a studenti disabili: normative ed esempi

Nelle scuole dell’Africa sub-sahariana sono almeno 97 milioni gli studenti affetti da disabilità più o meno gravi. Tuttavia, nonostante gli sforzi compiuti dai vari Paesi della Regione, la strada verso l’istruzione inclusiva sembra essere ancora lunga. Secondo il Rapporto Mondiale di Monitoraggio dell’Educazione 2020 dell’UNESCO, la pandemia di Covid-19 ha finito solo per aggravare la condizione degli studenti svantaggiati e il 40% di loro è stato escluso dall’istruzione durante il periodo di chiusura delle scuole. Manos Antoninis, direttore del rapporto GEM, fa un quadro della situazione alla luce degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile da raggiungere entro il 2030.

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#Mymindourhumanity, campagna globale per ridurre lo stigma

Partita lo scorso anno, l’iniziativa – che dovrebbe avere un nuovo slancio quando passerà l’emergenza sanitaria globale – vuole rendere i giovani protagonisti nel diffondere un nuovo approccio alla questione della salute mentale, rompendo con le paure e le stigmatizzazioni. L’arte e altre forme di comunicazione possono essere un mezzo per lanciare messaggi di speranza ma anche di consapevolezza nelle comunità. Si tratta di una campagna istituzionale, ma che ha comunque messo in movimento molte realtà dal basso. Mentre ricerche mostrano che la malattia mentale è in aumento.

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