Autore: Redazione

“In questo nostro mondo” maestro di vanità e triste isolamento

“Nessun uomo è un’isola” recita un celebre verso del poeta inglese John Donne: siamo tutti legati a doppio filo tra noi in quanto umanità. Ma la società in cui l’uomo moderno ha organizzato le sue comunità tende all’esaltazione dell’individualismo al punto tale da spingere all’isolamento, soprattutto chi soffre della spietata pressione sociale. Questo il contesto della poesia dell’autore nigeriano Ayomide Inufin D’great, la cui parola cardine è “perdita”. Perdiamo la testa, l’energia, i valori fondamentali, la via maestra, e cerchiamo un appiglio nella vanità, nella decadenza che ci avviluppa e da cui – forse – possiamo ancora salvarci.

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“In This World of Ours” society teaches us vanity and isolation

“No man is an island” reads a renowned verse by the English poet John Donne: we are all part of something larger that is humanity. But modern communities are organized in societies that tend to highlight individualism up to the point of leading people to isolate, especially those who can hardly handle cruel social pressures. This is the context of Nigerian author Ayomide Inufin D’great’s poem, its key word being “loss”. We lose our head, our energy, our course, our core values; and we look for a foothold in vanity, in the decadence that envelops us and from which we can still – maybe- save ourselves.

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“Poetry, Pain, Blades And Grace” a night of silence and screams

Day follows night incessantly and with no mercy for those who don’t see the point of this alternation. Society crashes – with its questionable demands – the frailty of those who feel inadequate compared to the world around them and to others. When these feelings become overwhelming, there seems to be only a solution: suicide. But society labels and judges even this extrema ratio. So, in the words of Kenyan author Young Nino, what is left is “drinking your soul away” or anything that can soothe that pain “that takes away your will to live“.

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“Poesia, Dolore, Lame e Grazia” in una notte di urla e silenzio

I giorni e le notti si succedono gli uni alle altre continuamente, impietosamente per chi in questa alternanza non vede più un senso. La società schiaccia con le sue pretese discutibili le fragilità di chi ha in animo un costante senso di inadeguatezza verso il mondo, verso gli altri. Quando queste sensazioni si fanno insopprimibili, la soluzione sembra essere soltanto una, il suicidio, ma anche questa extrema ratio viene etichettata e rifiutata dalla società. E allora, nelle parole dell’autore keniota Young Nino, non rimane che annegare l’anima nell’alcol o in qualsiasi altra cosa offuschi quella sofferenza “che ti priva della voglia di vivere”.

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“One Global Voice – Writing”, le interviste

Etnopsichiatria, sostegno psicologico ai migranti, solidarietà, inclusione e lavoro. Ma anche come si interpreta e si affronta la “follia” in Africa; quanto è ancora diffuso mettere in catene le persone affette da disturbi mentali, usare tecniche coercitive, appunto, invece di prendersene cura. Sono alcuni dei temi trattati dagli esperti, studiosi, attivisti, attori della società civile, impegnati sul fronte della salute mentale, ma anche di quello dell’accoglienza ai migranti, intervistati da One Global Voice nel corso dell’anno di progettazione dedicato all’approfondimento – in Africa e in Italia – delle tematiche in questione.

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Migrazioni e salute mentale: dal viaggio, alla costrizione, al rifiuto

Questo il titolo della conferenza tenuta a Padova il 9 ottobre 2021 presso la Sala Anziani del Municipio. Con questo evento abbiamo concluso il primo anno del progetto One Global Voice che aveva come obiettivo la realizzazione di articoli, indagini giornalistiche e interviste svolte tra l’Italia e l’Africa subsahariana. Abbiamo affrontato il tema della disabilità e del disagio mentale sotto l’aspetto giuridico, socio-culturale e dell’assistenza medica. Abbiamo raccontato il modo in cui i problemi di salute mentale vengono interpretati e narrati nelle varie forme artistiche, comprese la poesia e la letteratura.

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“The African Madman” who dines with dogs, mocked and alone

The unaware protagonist of these verses is described in three scenes: the place where he barely sleeps and eats, his weatherbeaten body, his condition as a prisoner of his own mental illness. Such a life is here described through the lenses of poetry to convey that same message that both scientific and artistic communities are spreading: mental health conditions must be destigmatized and people affected by them must be treated, instead of being socially isolated. In this concise and powerful poem, talented Ugandan author Amanya Aklam has managed to restore literary dignity to the life of a desperate man.

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“Il pazzo africano” che cena con i cani, deriso e solo nella malattia

Il protagonista inconsapevole di questi versi viene descritto in tre quadri: il luogo in cui dorme e si nutre malamente, il suo corpo piagato ed esposto alle intemperie, la sua condizione di prigioniero del suo stesso disturbo mentale. Una condizione, quella descritta qui in chiave poetica, che la comunità medico-scientifica ed anche artistica si sta impegnando a destigmatizzare in Africa, perché la malattia mentale sia oggetto di cure e non di isolamento sociale. In questa poesia, concisa e potente, il talentuoso autore ugandese Amanya Aklam riesce a donare dignità letteraria alla vita di un uomo disperato.

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Porto Alegre, ostacolare integrazione migranti incide sull’autostima

Anna Marchetto e Roberta Lorenzetto della Cooperativa Sociale Porto Alegre di Rovigo ci raccontano il loro approccio con immigrati, rifugiati e richiedenti asilo che manifestano disagi mentali, sociali e comportamentali. Come viene gestito il trauma del viaggio, il ruolo dell’intera equipe nel superamento delle difficoltà, in che modo le dipendenze possono compromettere la buona riuscita del processo di accoglienza e integrazione. E ancora, il comportamento della comunità nel processo di inclusione nel nostro Paese. Sono alcuni dei temi toccati nell’intervista, da cui emerge come sia importante un’impostazione interculturale per lavorare nel settore dell’accoglienza.

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Una pandemia di solitudine, silenziosa, soffocante e come la fame

“La lista mancante dell’OMS”” è un testo tratto da una raccolta dell’autore sudsudanese Mandela Matur, conosciuto come Ade, scritta durante la fase iniziale della diffusione del Covid-19. Lo sguardo si posa su quelle umane condizioni spesso avvolte nel silenzio dello stigma o dell’isolamento, e che ora più che mai si stanno accentuando. Uno stato mentale fragile diventa un fardello sempre più pesante da accettare e sostenere; aprirsi una breccia nella sofferenza per chiedere aiuto sembra un’azione oltre le proprie forze. La poesia di Ade svela ciò che si nasconde negli angoli più remoti della mente e ci sprona a non lasciarci colpire dai mali invisibili ma pervasivi dell’animo.

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