“Elegia per Nathi”, eppure morire rimane contagioso

Alcune persone dicono stanco al posto di suicida.
Allora quando ti dice che ha sonno,
Nascondi i rasoi,
Mangia i proiettili,
Fallo parlare finché non ti dice cosa non va,
Non lasciare mai che dica buonanotte.
I letti si trasformano in cappi qui,
I cuscini già sanno come rubarti il respiro,
I sonniferi funzionano troppo bene,
Ma non puoi tenerlo sveglio per sempre.
La mancanza di sonno lo prenderà prima,
La vita è letale qui,

Il respiro è un proiettile che non lascia mai la canna,

Torna a bruciarti nello sterno,
Ti trasforma i polmoni in granate senza sicura.
Ti inchioda dietro la spina dorsale,
Che è già una mina.
Eri in guerra qui,
Anche quando sorridevi
Stavi trattenendo il tuo ossigeno,
Insegnandogli a fare tombe del tuo sangue,
Mi domando se abbia mai imparato a respirare,
O se dalle tue narici sono colate solo lapidi.

È una cosa letale,
Questo respiro che assumiamo,
La Morte ci deride quando incolpiamo lui,
Chiede quando bussiamo;
“chi vi ha portato qui?”
E sono le nostre mani ad essere insanguinate,
I nostri coltelli che pendono dalle nostre gole,
Noi, che ancora cerchiamo di raschiarci via i colli
Per rinnegare questi bambini.
Non c’è esalazione.
Eppure morire rimane contagioso,
Sto respirando per te ora,
Dormendo per due,
Ancora non nascondo i sonniferi abbastanza in fretta,
I tuoi polmoni opprimono i miei,

Al risveglio dagli incubi,
Annaspando per te.

Lo giuro, l’altro giorno ti ho visto ridere,
Da quel sogno ad occhi aperti mi sono svegliato in quest’incubo,
Mi sono visto piangere,
Mi sono avvolto più stretto in queste lenzuola di ghiaia e non ho visto il mondo per due giorni
cercando di mimare la tua morte.
Il sole sta sorgendo oggi
E ancora ti vedo ovunque.
Per sbaglio ho fatto il tuo numero,
Dio non ha risposto,
Non ho nessuno con cui condividere questa battuta,
Il riso diventa un canto funebre,
Il respiro è un proiettile che non lascia mai la canna,

Sto sparando a tutto.

Abbattendo muri con le mie urla,
Tutti dicono quant’è dignitoso il mio dolore,
Non sanno che queste interiora sono muri,
Ne ho costruito un altro oggi,
Com’eravamo vicini a Gerico,
Non sono stati il mortaio e la polvere da sparo
A far crollare le tue mura,
Solo trombe ed urla inascoltate.

Non penso che lascerò entrare un’altra persona,
È tutto cimitero qui,
Tutto tombe non visitate e mazzi di fiori rubati,
Tutto attese di fantasmi a mezzanotte,
Tutto cercarti, tutto telefono che squilla,
Tutto il numero da lei selezionato è inesistente,
Tutto niente, che non lascia spazio al respiro,
Al sonno, alla pillola, al cuscino, al cappio.
L’ultimo biglietto che hai scritto non era una poesia
Ma istruzioni per la tua sepoltura.
Tua madre dice che i morti non possono parlare
E i vivi non possono riscrivere la storia,
Allora ho smesso di ascoltare le tue poesie
E di tentare di riscrivere suicida al posto di stanco.

Promemoria:

Il tuo dolore non è un fiume; non è qui per annegarti.

È acqua santa, qui per battezzarti.
Ma se senti il tuo petto esplodere,
quelli sono i tuoi polmoni, che si trasformano in scialuppe di salvataggio.

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Su gentile concessione dell’autore

Traduzione di Marta Minardo

Link all’originale

Xabiso Vili

Il sudafricano Xabiso Vili, campione mondiale 2022 di Poetry Slam, è un artista pluripremiato che conta centinaia di performance in quattro continenti.

Tra i maggiori poeti contemporanei del Sudafrica, ha ottenuto numerosi premi e riconoscimenti non solo come poeta di spoken word, ma anche come scrittore, produttore, digital strategist, artista di new media (si occupa in particolare di realtà aumentata e realtà virtuale).

Crede fermamente che la poesia non solo sia uno strumento terapeutico per chi la crea e per chi ne beneficia, ma anche un mezzo in grado di influenzare positivamente la comunità, favorendo l’integrazione e la condivisione di parole in spazi innovativi.

La sua poetica esplora il proprio mondo interiore per cogliere i sottili fili che lo legano al mondo esteriore e, spesso con l’ausilio di audiovisivi digitali, sonda la relazione tra passato ancestrale, presente e futuro.

Nell’ottobre 2023 si è esibito per la prima volta in Italia per l’evento “Parole in folle” a Padova e a Bologna, con questo componimento, “Dimenticarci come morire” e l’inedito “Stanotte, sono il telescopio James Webb“.

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