donne poete tanzaniane

“Resa al mittente”, la malattia che diventa amica ed eterna bugia

Una madre in visita, un rapporto complicato che emerge dalla volontà della figlia di evitare l’incontro. Di evitare lo sguardo preoccupato e inquisitivo della madre sul corpo che non “funziona” come dovrebbe, che rifiuta e si chiude. Quel corpo che la madre un tempo sfamava, ora respinge ogni forma di nutrimento e il suo lento sbriciolarsi e dissolversi provoca quasi piacere, un piacere che non si può dire. La poeta tanzaniana Lydia Kasese racconta tutto questo e di come la certezza che noi tutti torneremo un giorno nel luogo da dove siamo venuti diventi un alibi per cullarsi nella malattia e non reagire a questa forza che combatte il corpo e la mente.

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“Una lettera alla mia migliore amica”, la scrittura come guarigione

L’autrice tanzaniana Leah Gerald Soko racconta di aver scritto questo componimento di notte, con la mente e l’animo in subbuglio. Sentendosi impotente e incapace di fronte alle difficoltà della sua vita e, soprattutto, sentendo di non avere nessuno con cui confidarsi, ha deciso di scrivere. Una lettera alla sua migliore amica diventa l’occasione per aprirsi rispetto ai suoi sentimenti più nascosti, per affrontare le avversità e trovare la motivazione per accettare la sofferenza e decidere di voler guarire. Come Leah stessa ci ha detto, la scrittura ha aperto “un varco nella depressione e nell’ansia” e rappresenta ora uno strumento “per guarire e sentirmi forte e sicura.”

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