#Mymindourhumanity, campagna globale per ridurre lo stigma

My mind our humanity è una campagna globale che rientra nell’ambito del lavoro della Commissione Lancet sulla salute globale, per diffonderne i risultati e per dare voce ai giovani di tutto il mondo su questo tema.

Scopo dell’iniziativa è ridurre lo stigma e promuovere la consapevolezza che la salute mentale sia parte fondamentale dell’essere umano e del suo benessere; integrare le voci e le esperienze dei giovani nel dibattito pubblico sulla questione a livello globale; educare i giovani e ispirarli ad agire per promuovere il benessere nelle loro comunità.

Copyright © 2020 Young Leaders for the Lancet Commission on Global Mental Health and Sustainable Development/Illustrator Josefina Schargorodsky

Si tratta di una campagna istituzionale – coinvolta l’Università di Oxford, il Wellcome Trust-funded project, il BeGOOD, che ha al suo attivo anche uno studio sull’intervento precoce nelle psicosi, e poi studiosi e organismi dell’ONU – ma che ha comunque messo in movimento molte realtà dal basso. La campagna, infatti, ha coinvolto molti giovani artisti per la creazione di disegni, animazioni, poesie.

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Per coloro che devono nascondere il loro dolore e le loro ferite perché la depressione [in Africa] non esiste. Ecco, tale progetto ha offerto anche la possibilità di toccare un argomento tabù. In Occidente si continua a considerare quasi impossibile che il disagio mentale possa interessare adulti e giovani africani. Così come, spesso, nelle comunità africane si tende a rigettare il problema: “per un matto – si pensa – non c’è cura“. “I matti sono espressione di possessione”. “I matti si legano e si tengono lontano” e via dicendo.

E invece, recenti ricerche hanno dimostrato che la malattia mentale e la depressione sono in aumento anche nei Paesi a basso reddito, e in certi casi soprattutto, perché dovute a condizioni di povertà e alla sensazione – reale – di non avere nessuna vita d’uscita dai propri problemi.

E ci sono studi che dimostrano l’aumento dei suicidi di giovani adolescenti. In Sudafrica il 9% di decessi di adolescenti è dovuto al suicidio e, secondo i ricercatori, il 75% di coloro che si tolgono o tentano di togliersi la vita hanno inviato segnali alla famiglia, alla comunità. Segnali che però non sono stati presi sul serio.

 

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