“Poesia, Dolore, Lame e Grazia” in una notte di urla e silenzio
Ci saranno giorni in cui la società caricherà le nostre spalle di pressioni e aspettative eccessive.
Non ci saranno mai giorni in cui ci insegneranno a gestire la pressione.
Ci saranno notti silenziose in cui urlerai a squarciagola.
Ci saranno notti rumorose in cui perderai la voce per non ritrovarla mai più.
Scriverai poesie, ti rivolgerai al mondo gridando, tra paragrafi e strofe.
Scriverai poesie di sorrisi. Ma le scriverai con sguardo triste.
Che cosa farai in quelle notti? Quando nessuno riesce a dissuaderti dall’idea del suicidio?
Quando l’unica cosa che le tue mani riescono a fare è spalancare finestre?
Quando tutte le spalle a cui cerchi di appoggiarti ti passano invece corde e lame?
In quelle notti berrai fino a far annegare la tua anima.
Perché il mondo tacerà. Perché la tua voce non sarà forte abbastanza.
Perché la società ritiene che il suicidio non sia un’opzione.
Perché non lo è mai stata davvero.
Troverai consolazione nel dolore.
Perché la sofferenza peggiore non è nel procurarci tagli sulla pelle.
La sofferenza peggiore non deriva dalle lame o dalla morte.
La sofferenza peggiore è quella che ti priva della voglia di vivere.
******
[Su gentile concessione dell’autore]
Traduzione di Gaia Resta
Brian Kipruto (aka Young Nino) è uno scrittore e poeta keniota di 23 anni, nato e cresciuto a Sotik. Considera la poesia come una voce che squarcia il silenzio tra una strofa e l’altra. Uno strumento che impiega per comunicare emozioni, creare consapevolezza sui temi relativi alla salute mentale, criticare e lodare ciò che ritiene necessario, esprimersi contro i vizi della società così come promuovere il dialogo.
Ha vinto il Mistari Bank Award nella categoria Best Male Poet of the Year 2020, e gli è stato conferito nel 2019 l’Ayomide D’Great Writer of the Year Award.
La poesia è per lui una vera passione, l’unica lingua parlata dall’amore; è- dice “ciò che da una parte fa sì che il mondo non impazzisca e dall’altra è come una ragazza magnificamente vestita di metafore che, al primo soffio di vento, rivela di indossare biancheria sporca. Perché la poesia può nascondere il brutto dentro di sé“.