La malattia mentale
Sentire delle voci nel vento,
che piangono, che gridano a volte,
e rispondere a più riprese con delle danze,
tutto solo e poi ridere nel vuoto.
Attendere che la morte si svegli e canti
queste ninnananna, quando si prende delle vite, e danzare con questi nuovi morti che mi tormentano,
spesso nella mia stanza molto tardi nella notte.
Nessuno sa che rido con gli spiriti,
che ho bisogno d’aiuto sempre vittima d’insonnia,
che a volte ho paura e che spesso piango,
non faccio più la distinzione, il vero e il falso hanno lo stesso colore.
Così è da ore che guardo il tempo che passa,
voglio far girare la lancetta e vedere cosa mormora il domani,
Dio ha per caso cambiato idea e ora posso impiccarmi?
oppure finalmente verrà la morte a cercarmi?
Nell’attesa mi racconto delle storie,
affinché l’altro non senta la mia voce,
in questa folla che fa tanto rumore,
preferisco camminare solo verso l’uscita.
Per andare da mia moglie! quella che ho ammanettato la testa contro il letto,
e se respira ancora… mi concederò il piacere… di farla soffrire,
perché mi irrita ogni volta che lei ride…
che mostra i suoi denti per dirmi che lei vive…bene,
che prega per me come se non stessi bene,
come se qualcosa in me le sembrasse anormale e un po’ troppo malato,
qualcosa per niente banale, capace di uccidermi da quel che vedo.
Ma è la mia sposa e deve sottomettersi a me,
sono il suo sposo, e sono io che comando.
Perdonate i miei modi, non mi sono presentato.
Buonasera, mi chiamo…
mi chiamo…
credo di non avere un nome,
eppure sono venuto al mondo,
o forse ho dimenticato,
ma cosa ci faccio qui?
perché sono io che parlo?
perché è notte?
perché questa stella non brilla?
e come faccio a vederla?
Credo di aver bisogno d’aiuto.
non so più se ho una figlia o un figlio,
ma credo di aver bisogno d’aiuto…
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Testo di Othyembalh Nassoury in arte Irchaad, classificato al primo posto al concorso “Mots Fous”, Lomé (Togo), 18/2/2023
[Su gentile concessione dell’autore]
Traduzione di Sara Federico
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