Caos

Le parole che escono da me si portano dentro i terrori del mio essere.

Tra decadenza e danza della follia, il ritmo che ho in me è solo l’eco dei vostri sguardi giudicanti.

Sguardi molto più dolorosi delle voci che mi percuotono la mente con le loro grida, più amari delle pillole sul palato e delle siringhe che mi perforano la carne.

Una camicia di forza trattiene le mie azioni mentre la malattia frena con violenza la mia vita.

Decadenza, dimmi quando finirà questa danza.

Ho creato idee senza pena per sfuggire alle pene della mia realtà.

Ieri o ieri l’altro, ero io.

Oggi, sono solo un paziente impaziente di liberarmi da questa pazienza di aspettare di tornare a essere me stesso.

Smarrito nel caos della mia coscienza, sono sedato e talvolta [in]cosciente del mio dolore e della mia sofferenza.

Ieri o ieri l’altro, ero io.

Ho deciso, prima che la follia si decida ad annientarmi. Nessuno ha visto niente, eppure ho rinunciato ad esistere, ho trovato rifugio nella solitudine, un rifugiato dall’ansia.

Oppresso poi depresso, ho abbandonato i miei sogni di grandezza, sommerso dalle onde ho smarrito la mia rabbia da vincente.

[Travolto] da piaghe, ho fatto il contrario di chi ha successo, ho fatto come quelli che affondano, sono passato dalla luce all’ombra.

Il caos abita in me.

Si è fatto carne nel mio dolore, si è fatto vita nelle mie grida.

A volte soffro, il più delle volte vi accuso.

Oggi ho preso le pillole, oggi sto meglio.

Oggi ho visto il mondo con occhio limpido, oggi ho capito che non ero solo, anche il mondo era pazzo.

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Testo di Komlan Mawuto Martel Daniel in arte Daniel, partecipante al concorso “Mots Fous”, Lomé (Togo), 18/2/2023

[Su gentile concessione dell’autore]

Traduzione di Maria Luisa Vezzali

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