Lingue dei segni, in Africa il colonialismo cancella la cultura madre

[Traduzione a cura di Luciana Buttini dall’articolo originale di Emma Asonye pubblicato su The Conversation]

Gli studenti non udenti della Mano Basic School apprendono la lingua dei segni. African Child Trust/Flickr in licenza CC
Gli studenti non udenti della Mano Basic School (nello Zambia) apprendono la lingua dei segni. African Child Trust/Flickr in licenza CC

Nel corso della Storia,  i diritti delle persone non udenti in materia di lingua, espressione, alfabetizzazione e istruzione sono stati spesso trascurati e in questo modo le lingue dei segni, rispetto a quelle parlate, sono passate in secondo piano. Ad esempio, per i bambini sordi il Congresso di Milano del 1880 ha segnato l’inizio di un periodo di insegnamento forzato che li costringeva a utilizzare solo la lingua orale.

Durante la Conferenza, infatti, era stata approvata una risoluzione che imponeva ai bambini e agli studenti sordi di esprimersi e apprendere attraverso il metodo orale, il che equivaleva a un attacco globale ai diritti linguistici delle persone non udenti. Di conseguenza, in classe, nel sistema scolastico e in altri incontri formali era stato bandito l’uso della lingua dei segni, e gli effetti di una decisione simile si risentono ancora oggi.

Oltre a ciò, storicamente alcune lingue dei segni sono state emarginate dalle loro stesse simili. In tal senso, siamo soliti utilizzare l’espressione lingue dei segni sviluppate in contrapposizione a lingue dei segni sotto o meno sviluppate. 

Dal punto vista accademico, mentre le prime rappresentano quelle lingue approfondite in modo significativo e impiegate nei maggiori dibattiti scientifici, le seconde, dal canto loro, risultano poco studiate e vengono adoperate in circostanze limitate.

Purtroppo, fenomeni quali il predominio o l’emarginazione di una lingua dei segni da parte di un’altra tendono a ostacolare la crescita di quella meno sviluppata.

Un recente studio, pubblicato insieme a due miei colleghi, mostra come un processo simile può dar luogo a un genocidio linguistico di un certo livello. Si tratta infatti di una situazione in cui il motivo della morte o dell’estinzione di una lingua risiede in una serie di attività da parte di una lingua più forte rispetto a un’altra dotata di una potenza minore e spesso questo comporta la fine dell’identità culturale di un popolo.

Il genocidio linguistico può essere evitato o fermato soltanto se i parlanti nativi o coloro che fanno uso della lingua dei segni mostrano un atteggiamento positivo nei confronti della loro lingua, al di là di qualsiasi altra lingua straniera.

Attualmente, la maggior parte delle lingue dei segni autoctone presenti in Africa, se non tutte, vengono trascurate e subiscono l’imposizione e la repressione da parte di quelle straniere. Eppure, secondo una ricerca del 2010, le lingue dei segni molto sviluppate risultavano in uso tra i membri della comunità africana già dal XV secolo.

Nel mondo sono oltre 300 le lingue dei segni utilizzate. Alcune di queste sono impiegate a livello nazionale, altre su scala regionale e altre soltanto in alcuni villaggi. In Africa sono solo quattro le varietà di lingue dei segni che hanno ricevuto una sorta di riconoscimento costituzionale nei loro Paesi di origine. Tra questi il Kenya, il Sudafrica, l’Uganda e lo Zimbabwe.

Tutte hanno subìto un’influenza importante da parte delle lingue dei segni straniere. Alcuni le chiamano lingue dei segni con impronta straniera in Africa, mentre altri le considerano varietà o dialetti di quelle estere come ad esempio la lingua dei segni americana e quella britannica

Purtroppo, la situazione della lingua dei segni in Nigeria può essere descritta come caotica e ambigua. La maggior parte delle persone sorde e udenti che comunicano con i segni restano intrappolate nella mentalità neocoloniale che le induce a usare la lingua dei segni americana, mentre il ricco sistema locale viene relegato in secondo piano con il pretesto dei segni locali, dei gesti, dei segni pidgin e perfino delle dimostrazioni pratiche. 

Quella che in Nigeria viene definita lingua dei segni americana è meglio descritta come lingua dei segni inglese, che alla fine non è dunque né americana né nigeriana.

Cosa bisogna fare

La Federazione Mondiale dei Sordi ha continuato a incoraggiare le organizzazioni nazionali alla collaborazione con i rispettivi Governi al fine di sviluppare una propria lingua dei segni dotata di uno status nazionale. A mio avviso, in questo caso il concetto di lingua nazionale si riferisce alla lingua indigena del popolo.

I diritti all’uso della lingua dei bambini africani non vengono promossi a causa dello scarso atteggiamento linguistico manifestato dai segnanti sordi verso le proprie lingue dei segni. Di conseguenza, a meno che non si verifichi un cambiamento nel loro comportamento, i diritti in materia di alfabetizzazione, istruzione, informazione e comunicazione dei bambini africani resteranno tutti un miraggio.

Pertanto, cosa bisogna fare affinché venga tutelato il diritto linguistico di un bambino africano sordo, specie se quest’ultimo è nato in una famiglia udente e la cui lingua madre è la stessa che ha appreso a scuola e il più delle volte da un insegnante normoudente?

Molti sostengono giustamente che per il bambino sordo la lingua dei segni rappresenti la lingua madre. Eppure, omettono di dire, forse senza saperlo, che la lingua materna di un individuo è la sua lingua indigena, la stessa che il bambino acquisisce prima di qualsiasi altra cosa e attraverso cui scopre l’ambiente circostante e altri comportamenti.

Credo che il diritto linguistico di un bambino africano sordo inizi, e forse finisca, con l’accesso precoce alla sua lingua dei segni locale. Con il consolidamento di quest’ultima, un bambino africano sordo è in grado di accedere ad altri diritti umani fondamentali, allo stesso modo dei suoi coetanei normoudenti.

Una delle proposte messe in campo in Nigeria per riuscire nell’intento riguarda il nostro progetto, dal titolo Il mio eroe sei tu (in inglese My Hero is You), istituito nell’ambito dell’iniziativa dell’organizzazione non governativa nigeriana Save the Deaf and Endangered Languages.

Il progetto, riguardante la traduzione di un libro di racconti per bambini nelle lingue dei segni autoctone presenti in Nigeria, mira a promuovere i diritti all’uso della lingua e all’alfabetizzazione dei bambini sordi, in particolare di quelli nati in famiglie udenti. Inoltre, l’opera affronta la questione del Covid-19 e di come i bambini possono aiutare le loro comunità ad affrontare la pandemia.

Per poter promuovere l’alfabetizzazione dei bambini nigeriani sordi e contribuire alla realizzazione dei loro diritti umani, è necessario sostenere e partecipare alla documentazione e allo sviluppo delle lingue dei segni locali della Nigeria.

L’unico modo per sviluppare e preservare una lingua consiste nel documentarla e farne un uso diffuso nel corso di dibatti socioculturali e scientifici. Poiché le lingue dei segni locali in Africa vengono usate da molto tempo prima rispetto a quanto si può ricordare, le uniche cose di cui hanno bisogno sono di essere documentate, sviluppate e preservate.

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