“Disordine mentale”, la generazione che sognava pace e libertà

Nella mia camera buia… mezzanotte passata… giaccio insonne paralizzata… con il solito terrore esistenziale e
l’insonnia da cui goccia una domanda dopo l’altra in una scia infinita di pensieri…
Mi chiedo se la mia vita conti… Mi chiedo se quelli che dicono di amarmi mi amano davvero… Mi chiedo… perché
sembra che tutto cerchi di uccidermi…anche io stessa a volte…
Mi chiedo chi sono… Chi sono diventata…
Mi chiedo… se riuscirò mai a riunire i miei cocci…
Uniti…
L’unità è stata dispersa… è stata sepolta con la pioggia di giugno…
e perduta come la casa…
Resta il tanfo delle orge criminali… dove gli assassini sono eccitati dall’odore dell’orrore e
della morte… provano orgasmi per il sangue versato lasciato ad asciugare… dimenticato… che trovino conforto nell’oblio?
frammenti di echi di voci mi cadono nelle orecchie, grida e pianti dall’esterno e io voglio chiudere la finestra… voglio coprirmi le orecchie… ma una voce interiore mi direbbe “No non puoi! perché è il tuo cuore che ascolta”
E io sono qui… più o meno…
perché pezzi di me sono ovunque…
e ovunque… sono i loro nomi…
quelli che hanno affrontato la morte e ancora respirano… quelli che hanno affrontato la morte e
da allora
hanno soffocato quelli come me…
Eppure… Ovunque ci sono ancora sognatori e so che creeranno realtà che la mia mente non riesce ancora a comprendere…
In fondo, anche i bambini nascono combattendo…
resistendo… stringendo i pugni…
allora brindiamo alla generazione che sognava una nazione migliore… sognava pace, giustizia e libertà… brindiamo a coloro che soffrono in silenzio, o si sono arresi, o ancora sopravvivono…brindiamo alle donne, sì alle donne…
e ai martiri…sempre…ai martiri…
Chissà se io stessa ancora resisto… mi ribello…
Chissà se mi sono già arresa o se sono troppo stanca per sentire i miei movimenti… So di essere qui… più o meno…
Immagino che la vita sia un film…nell’ultima scena vomito tutti i brutti ricordi… tiro lo sciacquone sulle
memorie
e dimentico ciò che pensavo di aver dimenticato già e invece mi ha gravato per così tanto tempo…
le risse con i bulli che ho perso… un crepacuore dopo l’altro e un altro ancora…
imperdonabili stupidi, stupidi errori…
un morso di cannibale ricevuto a quattro anni di cui non ho parlato con nessuno finché non è degenerato nella ferita più profonda che mi porto dietro…
e una rivoluzione… una rivoluzione…
Trovo conforto nell’oblio… Svuoto il corpo di quest’anima e dormo…

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[Traduzione di Maria Luisa Vezzali]

Su gentile concessione dell’autrice

Link all’originale

Rajaa BusharaRajaa Bushara, per gli amici Raj, @r_rebel su Instagram, ha studiato Medicina e attualmente lavora come ufficiale sanitario. Ha cominciato a scrivere quando aveva 12 anni, la sua passione per la spoken word è nata allora. È sempre stato il modo in cui poteva esprimere sé stessa e parlare delle difficoltà che una persona come lei si trovava ad affrontare.
Ha partecipato a eventi di spoken word a Khartoum, in Sudan. Quest’esperienza l’ha aiutata a migliorare la sua scrittura e la sua capacità di esibirsi in pubblico; le ha permesso di vedere come le parole abbiano un effetto sulle persone che le ascoltano. Il suo sogno per il futuro è di essere un’artista di spoken word a tempo pieno.

Le parole sono armi potenti; sogno di usare queste armi nel modo giusto non solo per parlare di queste lotte ma nella speranza di porvi fine. La rivoluzione in Sudan costituisce tuttora l’avvenimento più reale e vibrante nella vita di molti uomini e donne della mia generazione. Lotti per vivere in un luogo in cui non riesci a far sentire la tua voce, e quando ci riesci non vieni neanche preso sul serio. Anche quella per la libertà di parola, per esprimere se stessi, è una lotta… una lotta che sembrava non ci avrebbe mai ripagato. Fin quando non è iniziata la rivoluzione. La lotta continua tuttora ma adesso ho fede che riusciremo nella nostra impresa e creeremo una situazione migliore per noi e le generazioni future. Scrivere e documentare la rivoluzione rappresenta il mio compito più importante, perché questi eventi fanno parte della mia storia.

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