La salute mentale nella letteratura africana contemporanea
[Traduzione a cura di Gaia Resta dell’articolo originale di Chukwuebuka Ibeh pubblicato su Brittle Paper]
La salute mentale è spesso sinonimo di vergogna, silenzio e bisogno di nascondersi dal mondo. Il dibattito su questo tema è complicato per via dello stigma ad esso da sempre associato. Secondo le stime di MentalHealth.gov, i problemi di salute mentale sono in realtà molto più diffusi di quanto si pensi.
I segnali premonitori vanno dal mangiare o dormire in eccesso o troppo poco, all’allontanamento improvviso dagli altri e dalle attività abituali, al calo o assenza di energia, all’urlare e litigare con amici e parenti fino al sentirsi stranamente confusi, distratti, ansiosi, agitati, preoccupati o impauriti. Chi soffre di disturbi mentali è spesso depresso e immagina di far del male a se stesso o agli altri.
Il tema della salute mentale viene affrontato sempre più frequentemente nella letteratura africana da una nuova generazione di artisti molto sensibili che affrontano l’argomento con empatia. Soprattutto, alcuni di loro scrivono in base a esperienze personali. BookShyBooks ha pubblicato l’anno scorso un elenco di libri assolutamente da leggere. Di seguito i nostri consigli di lettura.
Sky Raining Fists, chapbook di poesie di J.K. Anowe
Vincitore del Premio Brittle Paper 2017 per la Poesia, il talentuoso J.K. Anowe sceglie temi di solito poco trattati e li trasforma in riflessioni sulla fragilità umana. Il suo lavoro fa luce sull’emergente tradizione poetica della nuova generazione nigeriana, e la influenza fortemente. Prima di lui, era insolito elaborare artisticamente la malattia mentale nella poesia nigeriana, rendendola comprensibile senza perdere qualità letteraria. Sky Raining Fists [Piovono pugni dal cielo] è il secondo chapbook della Praxis Magazine Chapbook Series Editor, che fa seguito a the ikemefuna tributaries del 2016. Disponibile anche tramite l’editore americano Madhouse Press.
I’m Telling The Truth But I’m Lying, autobiografia di Bassey Ikpi
Di seguito la descrizione dell’editore HarperCollins
In I’m Telling the Truth, but I’m Lying [Sto dicendo la verità, ma sto mentendo], Bassey Ikpi esplora la sua vita in quanto immigrata nigeriana-americana, donna nera, slameuse, madre, figlia e artista, attraverso la lente della salute mentale e della sua diagnosi di ansia e disturbo bipolare di grado II. La sua pregevole autobiografia suddivisa in saggi fa implodere i nostri preconcetti sulla mente e la normalità, mentre mette a nudo le sue verità e le sue bugie affinché possiamo osservarle con radicale onestà e brutale intimità.
Dall’infanzia trascorsa in Nigeria fino all’adolescenza in Oklahoma, Bassey Ikpi ha vissuto in preda a un tumulto di emozioni, passando dall’euforia più estrema alla depressione profonda, a volte anche nel corso di una sola giornata. Quando era pressoché ventenne, Bassey era già un’artista della poesia orale e viaggiava con Def Poetry Jam della HBO, incanalando la sua vita nell’arte. Ma dietro la facciata della perfomer sicura di sé, la salute mentale di Bassey cominciava a precipitare fino a quando non arrivò un esaurimento e il conseguente ricovere con diagnosi di disturbo bipolare di tipo II.
In I’m Telling the Truth, But I’m Lying, Bassey Ikpi scardina la nostra idea della salute mentale dandoci libero accesso alla sua. Addentrandosi nella vergogna, nella confusione, nelle cure e nelle relazioni famigliari, Bassey analizza il modo in cui la salute mentale influenza tutti gli aspetti della vita (per esempio, come gli altri ci vedono e, ciò che più conta, come vediamo noi stessi) e mette alla prova i nostri preconcetti riguardo il significato di “normalità”. Visceralmente crudo e sincero, questo libro riporta le storie che raccontiamo a noi stessi su chi siamo e mostra come, nonostante il nostro sforzo di essere sinceri, possano essere delle bugie.
A Small Silence, romanzo di Jumoke Verissimo – edito in Italia da Brioschi Editore con il titolo Memoria e Desiderio
Dall’editore Cassava Republic
Dopo aver trascorso dieci anni in carcere a causa della sua rabbia contro la società, l’attivista e accademico in pensione di nome Prof finisce col vivere una vita buia. Si rintana nel suo appartamento, allontanandosi dagli amici e dalla famiglia, e impersona quell’immagine di sé che gli abitanti del quartiere avevano creato. Tutto ciò fino a quando qualcuno bussa alla porta, sconvolgendo la sua nuova vita.
Alla porta c’è Desire, orfana e studentessa dell’ultimo anno, cresciuta nel mito di Prof, che agisce sulla scorta di un tragico incontro avvenuto quand’era bambina a Maroko, la sua città d’origine. Con esitazione, tra i due comincia a formarsi un legame: lei torna a fargli visita ogni sera alle 21. Tuttavia, l’oscurità della stanza diventa un tormento fisso, che minaccia di allontanare Desire per sempre.
A Small Silence è un romanzo di debutto intimo ed evocativo che ci sfida a riconsiderare gli effetti alienanti del trauma e la capacità della solitudine e dell’oscurità di accendere l’immaginazione.
Qui la nostra recensione e qui un estratto in esclusiva.
The Quiet Violence of Dreams, romanzo di K. Sello Duiker
Edito da Kwela Books. Descrizione tratta da Amazon
The Quiet Violence of Dreams [La silenziosa violenza dei sogni] è ambientato nei quartieri cosmopoliti di Città del Capo (Observatory, Mowbray e Sea Point) dove le sottoculture prolificano e gli stili di vita alternativi vengono tollerati. La trama si concentra su Tshepo, uno studente della Rhodes University, che viene rinchiuso in un istituto psichiatrico di Città del Capo dopo un episodio di “psicosi provocata da cannabis”. Fugge ma viene riportato in ospedale dove conclude la riabilitazione, si guadagna le dimissioni e prontamente porta a termine gli studi. Trova lavoro come cameriere e condivide un appartamento con un ex detenuto da poco uscito di prigione. I rapporti con il suo coinquilino si deteriorano e Tshepo perde il lavoro al ristorante. Alla ricerca disperata di un’entrata economica, trova lavoro in un centro massaggi per uomini, dove usa lo pseudonimo Angelo. Il romanzo esplora la presa di coscienza di Tshepo-Angelo rispetto alla sua sessualità, l’orientamento sessuale e al suo posto nel mondo.
A Particular Kind of Black Man, romanzo di Tope Folarin
Dall’editore Simon & Schuster
Vivere in una piccola città dello Utah è sempre stato difficile per la famiglia di Tunde Akinola, soprattutto per i suoi genitori nati in Nigeria. Sebbene Tunde parli inglese con l’accento del Midwest, non può sfuggire ai bambini che gli strofinano la pelle e gli domandano perché il nero non venga via. La sua personale lotta per integrarsi e trovare il suo posto del mondo gli offre un po’ di conforto rispetto ai problemi che i suoi genitori devono affrontare.
Il padre di Tunde, sempre ottimista, lavora incessantemente per inseguire il suo sogno americano mentre la moglie, da sola in Utah senza amici o parenti, sprofonda sempre più nella schizofrenia. Poi, una mattina come le altre, la madre di Tunde lo sveglia con un abbraccio, lo fa sedere in macchina insieme al fratello minore, e li porta via dall’unica casa che abbiano mai avuto.
Ma la fuga non libera né lei né i suoi figli dai demoni che la perseguitano; quando il padre riesce a rintracciarli, lei va in Nigeria e Tunde non si sentirà mai più a casa. Infatti trascorrerà il resto della sua infanzia e della sua giovinezza cercando di creare dei legami: con la matrigna e i fratellastri che acquisisce tramite il secondo matrimonio del padre, con le persone dello Utah che scimmiottano l’accento del padre, con la religione evangelica, con gli afro-americani della sua scuola media in Texas, con i confratelli del suo college, storicamente frequentato da neri. Nell’ambito di questa sua ricerca, scoprirà qualcosa che lo condurrà lontano da tutto ciò che aveva conosciuto fino a quel momento.
Impetuoso, commovente e sconvolgente, A Particular Kind of Black Man [Un tipo particolare di uomo nero] è un bellissimo e intenso viaggio nel significato del ricordo, della virilità, della casa e dell’identità, visto con gli occhi di un nigeriano-americano di prima generazione.
Penumbra, romanzo di Songeziwe Mahlangu
Nel corso di un’intervista, Songeziwe Mahlangu ha rivelato di aver scritto Penumbra [Penombra] nel tentativo di documentare il suo temporaneo esaurimento mentale.
Dall’editore Kwela Books
Mangaliso Zolo è uno sfortunato neo-laureato che vive ancora nei sobborghi meridionali di Città del Capo, vicino all’università. Manga è impiegato in una società di assicurazione, ma è come invisibile e ignorato all’interno dell’enorme burocrazia.
Penumbra tiene traccia della lotta quotidiana di Manga con la malattia mentale e di come viene tirato, dai numerosi amici e conoscenti, da un parte verso una vita piena di droga e, dall’altra, verso una cristianità carismatica. Il romanzo dà vita a un’esperienza diversa di Città del Capo, lontana sia dalle patinate brochure per turisti sia dalla nota povertà delle Cape Flats*. La voce di Mahlangu è diversa da qualsiasi altra della letteratura sudafricana e questo suo primo romanzo analizza la vita dei giovani perditempo urbani del Sudafrica con sconvolgente precisione.
*[Le Cape Flats sono delle zone pianeggianti a margine di Città del Capo in cui si trovano i quartieri ufficialmente assegnati alla popolazione “non bianca” durante l’apartheid.]
Freshwater, romanzo di Akwaeke Emezi – edito in Italia da Il Saggiatore con il titolo Acquadolce
Descrizione tratta da Amazon
La vita di Ada ha inizio nel Sud della Nigeria, quando è una bambina con molti problemi e motivo di preoccupazione per la sua famiglia. I suoi genitori, Saul and Saachi, pregano affinché sopravviva ma, quando diventa una bambina instabile e dalla personalità dissociata, è chiaro che qualcosa non va. Quando Ada diventa maggiorenne e si trasferisce in America per il college, le sue personalità acquisiscono maggiore forza e capacità d’azione. Un’aggressione traumatica porta alla cristallizzazione dei suoi io alternativi: Asụghara e Saint Vincent. Mentre Ada sparisce nello sfondo della sua stessa mente e queste personalità, a volte protettive a volte edoniste, prendono il controllo, la sua vita precipita in una spirale oscura e pericolosa.
Narrato dal punto di vista delle varie personalità che convivono dentro di Ada, e basato sulla realtà vissuta dall’autrice, Acquadolce esplora la dimensione metafisica dell’identità e della salute mentale, facendo immergere il lettore nel mistero dell’essere e del sé. Acquadolce ci abbaglia con la sua feroce energia e la sua grazia serpeggiante, annunciando l’arrivo di una nuova, potente, voce letteraria.
Willow Weep For Me: A Black Woman’s Journey Through Depression, autobiografia di Meri Nana-Ama Danquah
Pubblicato da W. W. Norton & Company nel 1998, The Extraordinary Negroes l’ha descritto come “il primo libro sulle donne nere e la depressione”.
Dal risvolto di copertina
Questa commovente autobiografia di una donna afroamericana (nello specifico ghanese-americana), che lotta da sempre per comprendere e superare la sua depressione, racconta una storia catartica di guarigione e rinascita. Danquah descrive in maniera coinvolgente questa malattia universale attraverso la sua testimonianza, unica e profonda, di cosa significhi essere nera, femmina e in lotta contro la depressione in una società che spesso idealizza le donne nere rappresentandole come figure accudenti forti e materne. Willow Weep for Me [Salice, piangi per me: il viaggio di una donna nera nella depressione] è un ritratto della depressione sorprendentemente sincero ed elegantemente scritto, che si rivolge a tutte le donne che soffrono in silenzio, lanciando loro un messaggio positivo di guarigione. Meri Danquah emerge dalla storia come una vera sopravvissuta che si riappropria della sua vita, dopo aver vissuto in una dimensione di oscurità.