Una recente indagine dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) mostra che la pandemia di Covid-19 ha provocato un incremento della domanda di servizi per la salute mentale nel continente africano. “Il Covid-19 sta aggravando una crisi dei servizi di salute mentale che dura da tempo in Africa. I leader devono urgentemente investire nell’assistenza per la salute mentale“, ha dichiarato Matshidiso Moeti, direttore regionale dell’OMS per l’Africa.
La sanità è ancora un settore dei servizi sociali scarsamente finanziato nella maggior parte dei Paesi africani e i servizi di salute mentale risultano essere, rispetto ad altri settori della sanità, i meno sviluppati. In effetti, i problemi legati alla salute mentale sono spesso ultimi nell’elenco delle priorità dei responsabili politici e ricevono pochissima attenzione dai Governi, con conseguente carenza di politiche, programmi o piani d’azione destinati all’assistenza psichiatrica.
Il limitato accesso a strutture per l’assistenza psicologica, oltre a certe convinzioni culturali, fa sì che ci sia un frequente ricorso alle cure offerte da guaritori spirituali e tradizionali, alcuni dei quali impiegano pratiche abusive e costrittive come l’incatenamento, la violenza fisica e la deprivazione alimentare.
Per favorire una maggiore accessibilità a cure psichiatriche a tutta la popolazione africana, molte organizzazioni indirizzate alla promozione della salute mentale sono nate negli ultimi anni con l’obiettivo di ridurre i tassi di suicidio, promuovere uno stile di vita sano ed eliminare lo stigma associato ai disturbi mentali.
In Kenya, noi abbiamo individuato Mental 360, organizzazione non-profit per la salute mentale finalizzata ad aumentare la consapevolezza attraverso attività di sensibilizzazione, consulenze, arte-terapie, yoga, coinvolgimenti sui social media ed eventi, e a creare sistemi di supporto per sostenere i giovani che affrontano sfide legate ai disturbi mentali.
Bright Shitemi, assistente sociale determinato a cambiare la narrativa sulla salute mentale in Kenya e cofondatore di Mental 360, ci ha illustrato l’ispirazione che sta dietro la fondazione dell’organizzazione e quali sono gli obiettivi, gli ostacoli, i risultati raggiunti fino ad oggi e i progetti futuri.
Cos’è Mental 360?
Mental 360 è un’iniziativa sociale senza scopo di lucro a favore della gioventù orientata ad aumentare la consapevolezza sulla salute mentale e fornire soluzioni convenienti e olistiche.
Qual è stata l’ispirazione dietro la sua fondazione? Da dove viene la necessità di fondare una tale ONG?
Sono stato ispirato dalle sfide che ho dovuto affrontare in un momento del bisogno alla ricerca di spazi sicuri e supporto.
C’è un’enorme carenza di cure psichiatriche e informazioni sulla salute mentale in Kenya e gli investimenti da parte del Governo sono molto scarsi. Ancora più gravi sono il forte stigma legato alla salute mentale e l’elevato costo dei trattamenti, i quali richiedono soluzioni innovative.
Quali sono gli obiettivi principali e i valori fondamentali?
I nostri principali obiettivi sono:
- Favorire il supporto tra pari
- Aumentare l’accesso alle cure per la salute mentale
- Ridurre lo stigma legato ai disturbi mentali.
I nostri valori fondamentali includono:
- Fratellanza-Sorellanza dinamica
- Non discriminazione
- Integrità
- Servizio agli altri.
Potrebbe spiegarci la composizione della squadra? Quali sono le principali caratteristiche dei membri del team?
Il team è composto da psicologi, esperti nello sviluppo di programmi, artisti, istruttori di benessere fisico e sostenitori di salute mentale. I membri del team sono giovani, appassionati e professionali.
Che tipo di attività si svolgono? Perché sono specificamente pensati per i giovani?
Le nostre attività ruotano attorno ad attività di sensibilizzazione quali le arti, la narrazione e l’apprendimento esperienziale, il benessere fisico mediante lo yoga e la danza, gruppi di supporto e terapie versatili e adattabili.
Consideriamo i giovani i più vulnerabili alle sfide associate alla salute mentale a causa della loro elevata esposizione alle disuguaglianze socioeconomiche. Inoltre, quando si tratta di questioni altamente stigmatizzate, investire nella gioventù ha rendimenti più elevati oltre al fatto che i giovani sono il futuro. È più facile proteggere il futuro che salvare il passato.
Che sfide affrontano i giovani in Kenya?
Le sfide più comuni sono la dipendenza, la depressione, l’ansia e i traumi derivanti dalla violenza, il tutto è aggravato dalla mancanza di risorse finanziarie e dalla sottoccupazione.
Quali sono i tassi di suicidio tra i giovani in Kenya e perché stanno aumentando? Mental 360 ha contribuito a ridurli?
Si stima che ci siano almeno 311 suicidi all’anno. Per ogni suicidio riuscito ci sono circa 20 tentativi. Tutto ciò avviene in un ambiente in cui il suicidio è palesemente sottostimato a causa dello stigma ad esso associato e degli scadenti sistemi di raccolta dati del settore sanitario.
Siamo riusciti a offrire un pronto soccorso psicologico tramite la nostra linea di assistenza telefonica. Il 60% di coloro che ci contattano ha avuto idee di suicidio, e finora sono state svolte 5000 sessioni di terapia fisica.
In che modo l’arte e la creatività aiutano a prevenire malattie mentali e traumi emotivi?
L’arte è una forma di guarigione sia per l’artista che per l’utente. È un meccanismo di difesa che offre guarigione emotiva a coloro che hanno problemi di salute mentale. Varie ricerche hanno dimostrato che l’arte aiuta le persone ad affrontare la depressione e l’ansia per la sua capacità di promuovere il benessere e creare spazi per relazioni sociali.
Ci sono altre ONG con la stessa missione in Kenya o in altri Paesi africani?
Sì.
Quali sono i principali ostacoli che affrontate durante lo svolgimento delle varie attività?
I principali ostacoli sono la mancanza di risorse finanziarie, lo stigma sociale e la legge.
In una campagna incentrata non solo sui beneficiari, ma anche sulla società in generale, le attività richiedono molte risorse. Affinché le soluzioni possano essere sostenibili, devono essere olistiche, ovvero non è possibile aumentare la consapevolezza se non si riesce a fornire un’assistenza conveniente e accessibile. E non si può fornire assistenza a persone che non sono consapevoli. Si rischia di restituirle a una società che le stigmatizza.
Lo stigma sociale è un grande ostacolo che scoraggia molti dal cercare sostegno e molti altri dall’accedere alle cure. Abbiamo visto casi di genitori di minori o persone in relazioni caratterizzate da squilibri di potere a cui è stato impedito il sostegno da parte del partner “forte“.
La legge non riconosce i disturbi mentali in una misura che può essere considerata progressiva. Il suicidio è un crimine in Kenya, e per molti è sintomo di problemi interiori. Mettere una persona in prigione non fa che esasperare la situazione. Non ci sono strumenti legali che impongono l’investimento nel settore della salute mentale. Perciò, solo una ridotta percentuale del budget viene destinata alle istituzioni di salute mentale.
Quale pensi sia stato il vostro più grande successo finora?
Il nostro più grande risultato sta nello sforzo quotidiano che facciamo per offrire supporto psicosociale. Ogni persona che siamo in grado di trasformare conta come la più grande ricompensa per il lavoro che facciamo.
Quali sono gli obiettivi futuri?
Il nostro obiettivo futuro è quello di sostenere, mediante risorse attraenti, convenienti e accessibili a ogni kenyota, l’integrazione della conversazione sulla salute mentale. Obiettivo che stiamo già raggiungendo grazie all’applicazione digitale/piattaforma web chiamata Boma sviluppata tramite il Facebook Accelerator Program 2020. La visione è di fare in modo che questo strumento raggiunga l’intero continente fornendo soluzioni con la semplice pressione di un pulsante.
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