Una giovane percorre su e giù la strada
sagoma solitaria
polverosa nudità per ornamento
i capelli in disordine
i capelli radice che affonda nel nulla
l’occhio viaggiatore frettoloso
la pattumiera come piatto
la polvere come crema
il fetore come profumo
Trascina la sua felicità nelle lacrime
il sorriso sulle labbra
il ventre arrotondato fecondo di vita
e le sue risate sono pianti infiniti
e il suo pianto è una risata vuota
Cammina insieme agli altri
quelli che non vediamo
parla con gli altri
quelli a cui non ci rivolgiamo
forse quelli dell’aldilà
parla con la formica
e poiché non è più la bestia umana
poiché ha ritrovato il suo stato d’essere originario
un’orda di cani per compagni
chiacchiera con lei
questi cani che come lei sono stati abbandonati per strada
La strada è casa sua
accarezza l’albero, si abbracciano
Racconta al suo angelo la triste storia del suo “amante” di una notte
amore, ecco cosa le ha detto mentre abusava di lei
lui il sindaco della città che fugge davanti alla folla
il sindaco che la renderà una “non-madre”
Lei urla “è stato lui”
Lo chiama con voce che risuona di rabbia
La gente sorride
I discorsi di una “folle” sono un’iniezione di ilarità
Eppure la bocca folle è fertile di verità
Ieri un pettegolezzo ha costruito una storia su di lei
quella di un’ambizione smisurata
quella di volere di più
di essere pronta a tutto pur di arrivare
lassù…
alle vette oscure della società
a quelli che ammiriamo e invidiamo
a quelli le cui auto scintillanti e offensive
danzano nei crepacci dei nostri quartieri
come una canoa sulle onde
a quelli tra cui brilla l’insolenza delle banconote
Vuoto di umanità
Lunghe notti dal biancore eterno
Nel paradiso di questi inferni dove bruciano fuochi luccicanti
Una madre offerta in sacrificio
Parossismo del vizio
Progetto di arricchimento omicida fallito
Avrebbe perso la testa
Ma ieri
Chi c’era?
Nessuna delle numerose presenze d’assenza
avrà potuto consolare la madre e la donna in lutto
Il mare le ha consunto la persona amata
e i 3 frutti del suo albero interiore, della sua tana
Nessuno avrà saputo rimettere insieme i pezzi
di questo cuore andato in mille frantumi di parole
di significato e di vita risultati vani
che sotto lo choc del dramma ha emesso un grido
l’ultimo grido umano
Da forte è diventata folle
e il pianto ha iniziato a ghignare
e le risa hanno iniziato a piangere
Abbracci donati a esseri invisibili
Nomi, chiamate incessanti
Camminava a piedi nudi in mezzo all’asfalto
mentre le auto si interrogavano su quell’essere alla deriva
Piiiii, piiiii piiiii?
Aveva appena attraversato la riva
della normalità
A poco a poco, mentre la sua mente si spogliava del senno,
il suo corpo si è spogliato di tutti i vestiti
Ecco la versione autentica della storia
quella che non avrà saputo diffondersi
Hanno detto tutti che era impazzita
FOLLE
L’hanno inchiodata a una vita che non era la sua
FOLLIA
Nessuno pensava che fosse un trauma
che fosse appena crollata in una malattia mentale
“Malattia mentale”?
Il termine non gira nelle strade qui
È un dolcetto assaporato da bocche intellettuali
Qui la chiamiamo “Follia”
La depressione? È per gli altri, i bianchi
La schizofrenia?
Si dice che siano gli spiriti maligni,
oggi anche il diavolo,
i demoni, per chi prega di rado o non abbastanza
e quindi si fanno possedere
quelli che non hanno donato la vita al Cristo crocifisso
La paranoia?
È dovuta ai vampiri che vogliono rovinare una vita
ed ecco malattie spesso negate
Si dice anche
che queste sono le conseguenze di un patto diabolico non rispettato
È la punizione per chi vuole sfondare a tutti i costi
senza misurare il prezzo del feticcio e del sacrificio
Sacro vizio!
Questo è il fio per chi vuole andare troppo veloce
Quindi passiamo oltre
Escludiamo
Rifiutiamo
Respingiamo
Cacciamo
Isoliamo
i nostri simili più fragili
che si dibattono nella malattia
prigionieri del loro male
Dite loro che siamo tutti folli in libertà vigilata
e che in fondo i folli sono meno folli di quelli convinti di non esserlo
i “normali”
che aprono la strada alla menzogna
schiavi di un mondo in marcia
Parole ipocrite
Pensiero dettato
Il folle è libero, non credete?
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[Traduzione di Maria Luisa Vezzali]
* Nel titolo la slameuse gioca con l’assonanza francese tra faux lit e folie nel tipico gioco di parole della poesia performativa dello slam
Link all’originale
Su gentile concessione dell’autrice
Appartiene alla famiglia degli idealisti che osano credere nel potere dell’oralità, nella capacità della parola poetica di unire gli esseri umani e risvegliare i sogni per renderci migliori.
Sentendosi a volte un po’ levatrice poetica, capace di aiutare gli altri a partorire slam, tiene laboratori in vari luoghi, come la Philharmonie de Paris, college, università e ovunque la conduca la parola. Ha partecipato a numerosi festival in diverse nazioni (Brasile, Francia, Italia, Belgio, Svizzera, Niger, Gabon, Costa d’Avorio, Benin, ecc.).
Dottoressa in psicologia e insegnante-ricercatrice, sostiene la condivisione, lo scambio di esperienze e conoscenze.
Membro dei collettivi Les Powêts, Kidikwa e soprattutto #LoSyndicat con cui nel 2020 ha lanciato il primo festival di poesia online africano, The Powêtudes e Il gionro nazionale della poesia dell’indipendenza (JNPI 2020). Co-fondatrice di Le Maquis Bibliothèque, a Port-Gentil in Gabon, biblioteca cittadina di scienze umane nere e afro-discendenti.