Lacrime di sangue scorrono nei miei occhi chiari, cupi e sanguinanti
Questo mondo paradisiaco tanto sognato pieno solo di ribelli, orgogliosi e lamentosi
tra meccanico e malato di mente, non si sa chi sia chi
Al diavolo, il pisello mi serve solo per fare pipì
Senza supporti i seni cadono
Le vergini della chiesa non hanno più seni ma mammelle, non areole ma capezzoli
Eppure le sante non rimangono mai incinte nel recinto
Chatta, solletica, bagna
Doccia, ritocca, tocca
Mira, rimira la situazione
Il celibato batte fino in fondo, combatte a colpi bassi
Ho gustato l’inferno, ci ho preso gusto fratelli miei
Unico erede, pellegrino senza bastone
Folle io sono il mio mondo mi accetta
Correre per correre
vedere per vedere
sorridere per sorridere
dire per dire
Passeggiare tutto il giorno
Malato, affamato, sfinito, convinto
Sporco, colpevole, mal vestito
Braccato, odiato, abituato
Nonostante questi concetti, il mio mondo mi accetta
Assetato, affamato, pesante
Scarmigliato
Felice, gioioso, mai nervoso
Dormitorio sul marciapiede
Mensa alla discarica
viaggiatore notturno
messaggero diurno
Eppure io
persevero davanti al padre severo, io
persevero davanti al padre severo, io
persevero davanti ai miei versi
I miei versi in prosa per denunciare fatti così desolanti
Persevero nei miei versi
I miei versi fanno rima per ridare vita agli esseri inanimati
Privo di tutto e di niente
La mente non riflette nulla di buono perché
tra il mio essere e la mia esistenza non c’è legame
Nemico di tutti e di nessuno
Solo a modo mio vivo e ragiono
Che mondo!
Che mondo privo di ragioni
Vanto di tutte queste case lussuose
Adesso in confusione tra l’ode e l’orazione
Nostalgia, nemica di odio e tradimento
Buffo, bastardo, vagabondo, intraprendente
Ma io sono questo
Sono questo folle tu
questo fottuto, pellegrino confuso, canarino odiato anche dai neonati
Mal visto, mal voluto, senzatetto
In rottura con il loro mondo e il mio mondo
dal naturale al soprannaturale
Isolato è costruito il mio mondo
cablato con duri duelli tra il visibile e l’invisibile
Dio e diavolo, tra angelo e demone
per favore trovatemi una penna
una volta arrivato nella terra delle parole
Rinascere in un isolato un po’ più bello
Queste parole sparse in primo piano
che girano intorno alla luna
In modo che all’ombra dell’oscurità
germogli nei cuori oscuri la luce delle mie parole
Io, sono questo folle tu
questo fottuto, pellegrino incasinato, confuso, canarino odiato anche dai neonati
mal visto, mal voluto, senza tetto
In rottura con il loro mondo e il mio mondo
dal naturale al soprannaturale
Folle sono
Isolato è costruito il mio mondo
Unico erede, pellegrino senza bastone.
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Testo di Dostongnia Tongni Agbanto, partecipante al concorso “Mots Fous”, Lomé (Togo), 18/2/2023
[Su gentile concessione dell’autore]
Traduzione di Maria Luisa Vezzali
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