[Traduzione a cura di Luciana Buttini dall’articolo originale di Katelyn Mendez pubblicato su Borgen Magazine]
La Repubblica Democratica del Congo (RDC), Stato situato nell’Africa Centrale, conta una popolazione di 86,8 milioni di abitanti ed è uno dei Paesi più poveri al mondo. A causa di anni di guerre, oltre il 70% della popolazione di questa nazione indigente vive con meno di due dollari al giorno.
In particolare, sono le donne e le bambine che risentono di più di questo tasso di povertà estrema. Molte di loro, infatti, a causa di violenze, abusi sessuali, mancanza di istruzione e traumi, soffrono di gravi problemi di salute mentale. Di seguito si riportano alcune importanti informazioni sulla questione dei traumi e della salute mentale delle donne nella RDC.
Stupri e violenze
I tassi di stupri e violenze sono estremamente elevati nella RDC, elemento che ha fatto guadagnare al Paese il titolo di “capitale mondiale dello stupro”. La violenza sessuale è una delle cause principali dei problemi mentali. In media, ogni ora circa 48 donne subiscono aggressioni sessuali e coloro che sopravvivono restano traumatizzate a vita. Tra le vittime, anche bambine di appena due anni e donne ultraottantenni.
Purtroppo, la gran parte dei responsabili di queste barbarie appartengono a gruppi armati che operano nel Congo orientale e molti di loro sono membri effettivi delle forze di sicurezza nella RDC. Fin troppe volte questi gruppi hanno rapito donne e bambine e spesso, con le loro armi, hanno inferto loro ferite tali da provocarne la morte.
Le sopravvissute, invece, sono costrette a convivere con enormi traumi. Ancora più grave è il fatto che, dopo aver subìto gli abusi, molte non ricevono alcun tipo di assistenza sanitaria. Secondo un rapporto dell’NCBI (Centro nazionale per le informazioni biotecnologiche, NdT), un’organizzazione sanitaria congolese chiamata Foundation RamaLevina (FORAL) ha realizzato un programma di assistenza sanitaria itinerante ed è riuscita a curare circa 772 donne, l’85% delle quali è stata vittima di stupro. Il 45% circa di loro ha riferito di non aver ricevuto alcun tipo di cura dopo aver subìto violenza e questa situazione, purtroppo, non è affatto rara.
Traumi
Sono oltre un milione le donne e le bambine vittime di stupro nella sola Repubblica Democratica del Congo, e spesso lo stupro è impiegato come arma da guerra. Coloro che subiscono una violenza o uno stupro devono poi convivere con un trauma terribile.
Nell’ambito del progetto Borgen, (la campagna nazionale contro la povertà e la fame nel mondo, NdT) è stata condotta un’intervista al dottor J. Douglas Bremner, medico, ricercatore e scrittore. Bremner ha definito il trauma come “una minaccia alla propria vita o incolumità oppure a quella di qualcuno a noi vicino.”
Quando queste ragazze vengono stuprate, spesso temono per la propria vita e di solito vengono perseguitate da un senso di vergogna per aver subito qualcosa che non meritavano, costrette alla violenza senza il loro consenso. Quando una donna subisce un trauma di tal genere, a livello mentale avviene un cambiamento irreversibile. Sono tante, infatti, le donne e i bambini che spesso assistono a scene violentissime di guerra e di morte, episodi questi che possono causare traumi o contribuire ad accrescerli.
Secondo il dottor Bremner, “Tra le aree del cervello coinvolte nella risposta alla paura troviamo l’amigdala, l’ippocampo e la corteccia frontale che contribuiscono a mediare i sintomi di una maggiore paura, di uno spavento, dell’evitamento e della sensazione di sentirsi peggio nel momento dei ricordi”.
Tra gli altri problemi mentali comuni associati al trauma, troviamo il disturbo da stress post-traumatico che spesso mina la capacità di operare adeguatamente nella vita quotidiana. Altri disturbi comprendono sensazioni di intensa paura, tristezza, depressione, bipolarismo e persino schizofrenia. Per i più piccoli, secondo il dottor Bremner, “Il trauma nella prima infanzia può essere associato a una maggiore depressione e dissociazione ma a qualsiasi età i traumi possono portare al disturbo da stress post-traumatico (PTSD).”
Mancanza di istruzione
L’UPI ha segnalato l’individuazione da parte dell’UNICEF di un nesso tra la mancanza di istruzione e la violenza sessuale. La povertà, infatti, rappresenta una causa enorme di abuso sessuale e uno degli elementi che contribuiscono al persistere del fenomeno è la mancanza di istruzione. Purtroppo, quasi sette milioni di minori di età compresa tra i cinque e i diciassette anni, non hanno frequentato la scuola oppure non hanno avuto accesso a un’istruzione adeguata.
Inoltre a causa degli anni vissuti tra guerre e catastrofi naturali, la RDC non dispone di un sistema universale di istruzione primaria per i bambini. L’obbligo scolastico ricade dunque sulle spalle dei genitori, sebbene molti non possano permetterselo, e questo conduce spesso a fenomeni quali lavoro minorile, violenze o matrimoni forzati.
Anche le aggressioni in ambito scolastico rappresentano un fattore determinante in quanto è pratica comune per i miliziani attaccare le scuole e stuprare le giovani studentesse e il personale femminile. Spesso queste ragazze vengono rapite o addirittura costrette a fare da scudi umani nei conflitti. L’istruzione è anche essenziale per imparare a prestare attenzione all’insorgenza di malattie mentali di cui molte donne e ragazze ignorano l’esistenza.
Secondo l’American Psychological Association (APA, Associazione degli Psicologi Americani, NdT) la madre di una ragazzina violentata pensava che sua figlia fosse posseduta in quanto aveva paura di tutto e mostrava un carattere riservato. Molte donne non conoscono i sintomi della malattia mentale, tanto meno sanno di cosa si tratta. Ma con una giusta istruzione, le donne potrebbero essere più informate sui concetti di salute sessuale e mentale, su come ottenere aiuto, su come gestire la situazione ma anche su come uscire dalla povertà. Sapere è potere, la conoscenza è una risorsa alla quale le donne e le ragazze hanno il diritto di accedere.
Il sistema di assistenza psichiatrica nella RDC
Sebbene la Repubblica Democratica del Congo sia uno degli Stati africani più estesi, dispone di scarse strutture per la cura di pazienti affetti da problemi mentali. Secondo quanto viene riferito, in tutta la RDC ci sono solo sei ospedali psichiatrici e una sola struttura ambulatoriale per malati mentali. Nonostante la scarsa dotazione di bilancio per la sanità, il Governo destina anche meno dell’1% del budget al dipartimento di salute mentale. Gli unici centri per la salute mentale aperti sono anche generalmente costosi. E così l’accesso a tali strutture è consentito solo alle classi abbienti e non alle categorie più povere, che invece lo meriterebbero più di chiunque altro.
La carenza di mezzi di trasporto è un altro problema importante in quanto molte famiglie che versano in condizioni di povertà e vivono in zone rurali, non hanno neanche accesso ai trasporti per potersi recare negli ospedali psichiatrici che, invece, sono concentrati nelle città. In altri termini, nella RDC c’è una grave carenza di strutture per la cura dei disturbi mentali.
Ci sono, tuttavia, organizzazioni umanitarie che si battono per aiutare donne e bambini che soffrono a causa di traumi e malattie mentali. Ad esempio associazioni come LEAP (the learning for equality, access and peace, l’apprendimento per l’uguaglianza, l’accesso e la pace, NdT), FLORAL, UNICEF e molte altre si stanno occupando dei problemi legati ai traumi e alla salute mentale delle donne nella RDC attraverso l’implementazione di strategie migliori e più sicure per istruire e sensibilizzare, tramite l’apertura di centri di salute mentale, l’attivazione di medical bus (automezzi adibiti ad ambulatori mobili, NdT) e l’impegno per ricevere maggiori aiuti dall’estero.