Il lavoro etnopsichiatrico prevede la capacità di staccarsi dalle strutture di interpretazione e di cura stabiliti dai modelli occidentali. E prevede che il paziente sia totalmente protagonista delle singole sedute e della terapia. Intorno a lui figure come i familiari, gli amici, i mediatori culturali e il terapeuta, che non è mai in una posizione di supremazia, ma ha piuttosto una funzione di “regia” tra tutte le parti. Si chiama approccio etno-sistemico-narrativo.
Ne abbiamo parlato con Natale Losi, direttore della scuola Etnopsi, Scuola Etno-Sistemico-Narrativa e autore di numerosi testi sul trauma e su nuove modalità di intervento e di cura e con Noemi Galleani, psicoterapeuta e docente della scuola, unica in Italia.