[Traduzione a cura di Clelia Marri dall’articolo originale di Gertrude Oforiwa Fefoame
La maggior parte degli studenti con disabilità non riceve un’istruzione adeguata, ma piccoli cambiamenti possono fare una grande differenza.
Ho molto a cuore l’educazione inclusiva. Quando ho iniziato ad andare a scuola in Ghana sapevo leggere e scrivere. A 10 anni ho avuto bisogno degli occhiali per vedere, a 14 non ero più in grado di leggere la maggior parte dei libri cartacei, nemmeno con gli occhiali.
Nonostante questo, ho frequentato la scuola tradizionale fino all’età di 17 anni. Alcuni insegnanti per aiutarmi leggevano quello che scrivevano alla lavagna in modo che anche io potessi seguire la lezione; altri organizzavano dei doposcuola. Tuttavia queste erano solamente delle eccezioni. All’epoca, il Ghana non aveva una politica volta a soddisfare le esigenze degli studenti ipovedenti e io, senza un sostegno specializzato, ho faticato molto.
Solo quando mi sono iscritta in un Istituto per ciechi ho imparato a scrivere al computer, utilizzare il braille e le audiocassette. Lì ho conosciuto altri studenti con la mia stessa disabilità visiva. Grazie a questo Istituto, ho acquisito competenze e conoscenze preziose che mi hanno permesso di andare all’università ed entrare nel mondo del lavoro. Non sarei dove sono ora senza l’istruzione ricevuta.
Purtroppo la mia storia è soltanto un’eccezione. Come mostra un recente documento introduttivo redatto dall’ONG Sightsavers per il Global Education Monitoring Report 2020 dell’UNESCO, la stragrande maggioranza di ragazzi con disabilità visive nell’Africa subsahariana non riceve un’istruzione di qualità.
I dati del censimento condotto in 13 Paesi indicano che solo il 56,8% dei dodicenni e il 60,1% delle dodicenni con disabilità visiva sono alfabetizzati. Ancora più preoccupante è il fatto che la maggior parte di questi bambini non vada a scuola e il 30% di tutti gli studenti di dodici anni con problemi legati alla vista non sia mai stato iscritto. Questa situazione interessa molti ragazzi, infatti il numero di bambini con disabilità visiva nell’Africa subsahariana è andato crescendo nel corso degli anni.
Gli scarsi investimenti dedicati ai sistemi educativi e al sostegno specializzato, associati ad atteggiamenti e pratiche sociali negative, fanno sì che ai bambini con disabilità visive in Africa venga spesso negata la possibilità di ricevere un’istruzione pari a quella dei loro coetanei. Tutto questo può avere enormi effetti sulla loro qualità di vita a lungo termine, limitando le loro prospettive lavorative ed intrappolandoli in uno stato di povertà.
La situazione è analoga in tutto il mondo. Prima della pandemia di COVID-19, nei Paesi a reddito medio-basso, meno del 50% dei bambini con disabilità in età scolare frequentava la scuola. Con la chiusura delle scuole in seguito alla pandemia, la maggior parte degli studenti con disabilità è rimasta parzialmente o totalmente esclusa dai processi di apprendimento alternativi come ad esempio la didattica a distanza.
Rendere le scuole inclusive
Tutto questo è evitabile in quanto esistono misure volte a garantire un adeguato sostegno educativo agli studenti con disabilità.
Ad esempio, le scuole potrebbero assicurarsi che tutti gli studenti siano in grado di accedere in modo corretto ai dispositivi, materiali didattici e altre tecnologie. Si potrebbero istruire e supportare gli studenti affinchè utilizzino i dispositivi in modo efficace e sicuro. Analogamente, gli insegnanti potranno ricevere una formazione costante su come aiutare i ragazzi con disabilità.
All’interno delle scuole anche modifiche relativamente semplici, come: far sedere lo studente con problemi di vista nelle prime file dell’aula o dipingere i bordi dei gradini per renderli più visibili, possono fare davvero la differenza. Allo stesso modo, la possibilità di utilizzare descrizioni audio e sussidi didattici può essere di grande aiuto per i ragazzi ciechi. Per gli studenti ipovedenti, il riconoscimento della disabilità visiva da parte dei servizi scolastici può far sì che questi vengano rapidamente identificati e sottoposti a valutazione.
Garantire a tutti la possibilità di proseguire la propria carriera scolastica durante la chiusura delle scuole significa rendere la didattica a distanza più accessibile e inclusiva. Gli insegnanti potrebbero seguire dei corsi di formazione su come aiutare i ragazzi con varie forme di disabilità, tra cui quella visiva, a studiare a casa come i loro coetanei così da non rimanere indietro.
Cambiare le cose dal basso
Per realizzare tutto questo, il ministero dell’Istruzione con l’appoggio della società civile e della comunità internazionale per lo sviluppo dovrà chiedere che vengano fatti maggiori investimenti nel campo dell’educazione inclusiva. Stiamo parlando di un’educazione che, invece di essere imposta dall’alto, dovrebbe emergere dal basso e quindi scaturire dalla passione, creatività e competenza di tutti coloro che vi sono coinvolti, comprese le persone con disabilità e le organizzazioni rappresentative.
Questo dovrebbe essere associato ad una riforma scolastica basata sulla ricerca e sulle testimonianze, insieme a programmi che siano in grado di riconoscere le diverse esigenze dei ragazzi con disabilità, dedicando particolare attenzione a quelle dei ragazzi con disabilità visiva. Andrebbero raccolti dei dati sull’accessibilità e sui risultati raggiunti dagli studenti: sono allo stesso livello dei loro coetanei? Ricevono un’istruzione della stessa qualità?
L’inclusione non è la meta da raggiungere, ma un processo che deve essere costantemente curato e perfezionato. Proprio come l’ho avuta io, tutti i ragazzi necessitano di un’opportunità per comprendere il loro potenziale, e noi abbiamo gli strumenti adatti per far sì che questo diventi realtà.
Membro del Comitato delle Nazioni Unite per i diritti delle persone con disabilità, presidentessa di ICEVI Africa e membro del Consiglio di amministrazione della Ghana Federation of Disability Organisations.